Crema, 30 maggio 2023 – Alessandro Pasini è colpevole di omicidio volontario. E’ il responsabile della morte dell’amica Sabrina Beccalli, la notte di Ferragosto del 2020, a Crema. In 59 pagine il presidente Giulio Deantoni motiva la sentenza con cui, il 10 marzo, la Corte d’Assise d’appello di Brescia, ribaltando il verdetto di assoluzione uscito in primo grado a Cremona, ha inflitto diciotto anni e otto mesi di reclusione a Pasini,
L’uomo (oggi 48enne) è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario, distruzione di cadavere (il corpo della donna caricato sulla sua Fiat Panda, data alle fiamme nelle campagne di Vergonzana) e danneggiamento dell’auto. I giudici bresciani hanno accolto le motivazioni contenute nei ricorsi della Procura di Cremona e dall’avvocato Antonino Andronico, legale dei familiari di Sabrina.
"A giudizio della Corte - annota la sentenza -, la tesi della morte di Beccalli dovuta a cause naturali o comunque diverse da quelle considerate dall’accusa presta il fianco a invincibili criticità". Non è stata creduta la versione di Pasini dell’"imponente emorragia" (secondo la difesa causata dall’assunzione di cocaina, ndr ) che avrebbe costretto la donna ad alzarsi dal letto per raggiungere il bagno. Sul letto è stata trovata solo una "modesta traccia ematica" sul cuscino.
Le tracce di sangue sul muro di sinistra del corridoio "non possono essere compatibili con la prospettazione di una persona che, tentoni e cercando di tamponare con le mani l’epistassi, abbia cercato di raggiungere il bagno". E neppure si comprende il motivo della presenza della Beccalli nello sgabuzzino. Pasini sostiene di essere stato svegliato da un tonfo e di avere rinvenuto l’amica riversa nel bagno. Quindi udì il tonfo ma non la grida di aiuto, con quel "No!" disperato, avvertite invece dalla vicina Maria Craciun. Neppure nel bagno è stato notato un sanguinamento copioso, solo una "puntiforme macchiolina". Sabrina Beccalli è morta di morte violenta. Secondo i consulenti del pm "la combinazione delle due fratture traumatiche al capo insieme alla presenza di micro focolai emorragici cerebrali depone a favore di un trauma al capo subito poco prima della morte".
La sentenza si sofferma sulla roncola con tracce ematiche sul manico, ritrovata nello sgabuzzino, in un luogo diverso da quello dove era custodita di solito. La conclusione è che "l’evento mortale è stato cagionato proprio da una condotta violenta da nessun altro agita se non da Pasini, i cui effetti di sono poi riscontrati sul cranio della vittima". La constatazione che non si possano indicare con maggior precisione la dinamica e il mezzo usato deriva "dallo stato in cui è stato ridotto, proprio da Pasini, il cadavere, oltre che dall’inescusabile errore che portò alla dispersione, nella loro gran parte, dei resti carbonizzati": il corpo di Sabrina Beccali scambiato per la carcassa carbonizzata di un cane e finito in discarica".