REDAZIONE CREMONA

La ex e una figlia scomoda. Iori ha risolto i suoi problemi con un duplice omicidio

Il medico uccise mamma e bimba e simulò un suicidio. Queste le motivazioni della condanna al medico di Crema di Pier Giorgio Ruggeri

L'ex primario dell'ospedale Maggiore di Crema Maurizio Iori

di Pier Giorgio Ruggeri

Crema (Cremona), 5 settembre 2014 - Tutto confermato, come in prima istanza a Cremona. Ergastolo, due anni di isolamento diurno, motivazioni che hanno spinto l’oculista Maurizio Iori a uccidere. La sua amante e la loro figlia. Motivazioni che parlano di esigenze di riservatezza che il medico desiderava mantenere nei confronti della nuova moglie e dei figli, vecchi e nuovi. Riservatezza che gli vietava di far fare vita comune a questa figlia indesiderata, non amata con gli altri suoi figli, cioè con quella che lui riteneva essere la sua vera e unica famiglia. In 200 pagine il giudice ha scritto tutto questo, passando dal rapporto conflittuale con Claudia Ornesi, al timore di dover inserire nel suo nucleo familiare anche la piccola Livia. Impietosa la ricostruzione del delitto. Iori voleva togliersi il problema di dosso.

Sapeva che nei primi momenti, quando sarebbe stato scoperto il ‘suicidio’ di Claudia e Livia ci sarebbero stati innegabili contraccolpi, specie con la sua temutissima mamma, Paola Caroselli. Ma prevedeva che tutto sarebbe passato e che il problema Livia sarebbe stato eliminato per sempre. Livia, quella figlia arrivata già al secondo rapporto con la Claudia, dopo la richiesta di aborto mai soddisfatta, dopo la minaccia di abbandonare la donna se non avesse accontentato il suo ultimatum. Quando Iori ha capito che tutto stava crollando, che Claudia lo avrebbe costretto a fare il padre anche di Livia altrimenti avrebbe gridato al mondo quel che succedeva, ha messo in atto il suo piano diabolico. La sera del 20 luglio del 2011 si è presentato per cena a casa di Claudia e Livia, ha sedato la mamma e la bambina somministrando loro di nascosto le gocce di Xanax, le ha uccise mettendo la loro teste in sacchetti di plastica e facendo loro respirare il gas di una bombola e poi ha ripulito tutto per bene, troppo per bene. Quindi ha raccolto tutto quel che poteva far risalire a lui e se ne è andato, avendo cura di andare a gettare le prove del delitto dove nessuno avrebbe potuto trovarle. Tuttavia qualche errore il medico l’ha commesso: Claudia sistemata in mezzo al letto; i capelli della donna tutti da una parte, la maglietta sollevata e la figlia lontana. Tutte cose innaturali per una madre che uccide se stessa e la sua adorata figlia. Poi, i blister di Xanax senza talloncini per evitare il riconoscimento, nessuna sua impronta nonostante fosse stato lì tutta la sera, la mancanza della copia della lettera che Claudia aveva scritto e consegnato all’ormai ex amante, copia che la donna aveva conservato perché un giorno l’avrebbe data a Livia. Il medico adesso ha solo la speranza che la Cassazione accolga il ricorso.