Crema (Cremona), 11 dicembre 2023 – Rigettato il ricorso presentato dagli avvocati difensori e confermata la condanna di Alessandro Pasini, definitivamente riconosciuto colpevole dell'omicidio di Sabrina Beccalli. Questa la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione del tribunale di Roma che di fatto apre le porte del carcere per Alessandro Pasini, che dovrà scontare diciotto anni e otto mesi di reclusione (meno i quattordici mesi già passati dietro le sbarre dopo l'arresto) per l'omicidio di Sabrina Beccalli, morta a trentanove anni la notte di Ferragosto del 2020, a Crema. Il processo in Cassazione è stato celebrato questa mattina alle 11.30 ed è durato un'ora e mezza, davanti alla prima sezione penale della Suprema Corte (presidente Monica Boi). Per la difesa di Pasini ha parlato l'avvocata Stefania Amato (legale dell'uomo insieme con l'avvocato Paolo Sperolini). Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale ha sostenuto le tesi dell'accusa rimarcando come non vi fossero dubbi sulla colpevolezza del 48enne cremasco. Il collegio giudicante ha pronunciato la sentenza dopo cinque ore, intorno alle 18: rigetto del ricorso e convalida della sentenza emessa dalla Corte d'appello di Brescia lo scorso marzo. Nelle prossime ore Pasini sarà arrestato dai carabinieri e farà il suo ingresso in carcere.
Le reazioni
L'avvocato Antonino Andronico, difensore dei parenti di Sabrina Beccalli (il fratello, le due sorelle, l'ex compagno, il figlio oggi diciottenne), dichiara: "In questa vicenda hanno perso tutti. Sabrina ha perso la vita, Alessandro Pasini perde la libertà. Abbiamo rimediato a un clamoroso errore, grazie allo scrupolo e al lavoro della Corte d’Appello di Brescia". "Siamo felici - dice il fratello Gregorio - della conferma della condanna, anche se Sabrina non tornerà più indietro. Adesso Sabrina può riposare in pace. Come famiglia abbiamo avuto giustizia. Un grande ringraziamento all'avvocato Andronico per la sua tenacia e le sue capacità. Rimane il grande dispiacere per quei poveri resti di nostra sorella che sono andati distrutti".
"Finalmente - dice la sorella Simona - Sabrina ha avuto la giustizia che meritava. Il suo corpo, ciò che rimaneva di lei ha sempre parlato. Certo i tempi si allungavano e questo ci faceva temere. Poi, nel processo di secondo grado, a Brescia, c'è stata la grande svolta. Adesso è arrivato questo che è il più bel regalo di Natale".
La vicenda In 59 pagine il presidente Giulio Deantoni motivava la sentenza con cui, il 10 marzo di quest'anno, la Corte d'Assise d'appello di Brescia, aveva inflitto la condanna a diciotto anni e otto mesi a Pasini. L'uomo, amico di lunga data di Sabrina, era stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario, distruzione di cadavere (il corpo caricato sulla Fiat Panda di Sabrina, data alle fiamme nelle campagne di Vergonzana) e danneggiamento dell'auto. Era stata ribaltata la sentenza uscita in primo grado dal processo con il rito abbreviato: il 29 ottobre del 2021, il giudice dell'udienza preliminare di Cremona, Elisa Mombelli, aveva assolto Pasini perché il fatto non sussiste dall'imputazione di omicidio volontario e lo aveva condannato a sei anni di carcere per la distruzione del corpo e l'incendio dell'auto. Assoluzione perché il fatto non sussiste per l'accusa di crollo di edificio (prima di allontanarsi dall'alloggio Pasini aveva tagliato il tubo del gas). Il corpo di Sabrina nell'auto era stato scambiato per la carcassa carbonizzata di un cane e gettato in discarica.
Tutto era avvenuto nell'appartamento di via Porto Franco, a Crema, dell'ex compagna di Pasini, in quei giorni assente. I giudici bresciani avevano accolto le motivazioni contenute nei ricorsi della Procura di Cremona e dell'avvocato Andronico per la parte civile.
"A giudizio della Corte - osservava la sentenza -, la tesi della morte di Beccalli dovuta a cause naturali o comunque diverse da quelle considerate dall'accusa presta il fianco a invincibili criticità". Non era stata creduta la versione di Pasini dell'imponente emorragia (secondo la difesa causata dall'assunzione di cocaina - ndr) che avrebbe costretto la donna ad alzarsi dal letto per raggiungere il bagno. Sul cuscino nel letto è stata trovata solo una "modesta traccia ematica".
Le tracce Il sangue era altrove. Le tracce sul muro di sinistra del corridoio "non possono essere compatibili con la prospettazione di una persona che, tentoni e cercando di tamponare con le mani l'epistassi, abbia cercato di raggiungere il bagno". E neppure si comprende il motivo della presenza delle Beccalli nello sgabuzzino. Pasini sostiene di essere stato svegliato da un tonfo e di avere rinvenuto l'amica nel bagno, con il volto insanguinato. Quindi udì il rumore della caduta ma non le grida di aiuto, con quel "No!" disperato, raccolte invece dalla vicina Maria Craciun. Neppure nel bagno è stato rilevato un sanguinamento copioso, soltanto una "puntiforme macchiolina".
Morte violenta Sabrina Beccalli morì di morte violenta. Secondo i consulenti del pm "la combinazione delle due fratture traumatiche al capo insieme alla presenza di micro focolai emorragici cerebrali depone a favore di un trauma al capo subito poco prima della morte". La motivazione della sentenza si soffermava sulla roncola con tracce ematiche sul manico, trovata nello sgabuzzino, in un luogo diverso da quello dove era custodita di solito. Alle 4.30, secondo la ricostruzione dei giudici dell'appello, l'incontro nell'appartamento tra Sabrina e Pasini, "il verificarsi in quei locali di un fatto, collocabile intorno alle 5, consistito in un'azione violenta ai danni della donna; il decesso di quest'ultima; il pronto attivarsi di Pasini per fare sparire il cadavere; le successive operazioni per cancellare le abbondanti tracce di sangue; la definitiva soppressione del cadavere e dell'auto. Nella già rimarcata assenza di un'azione plausibile in grado di coniugare i dati di indagine in una ricostruzione alternativa rispetto a quella tracciata, e, in particolare, di accreditare la tesi di una morte naturale o accidentale della Beccalli, è quindi necessario pervenire alla conclusione che l'evento mortale è stato cagionato proprio da una condotta violenta da nessun altro agita se non da Pasini, i cui effetti si sono poi riscontrati sul cranio della vittima". Quello dell'imputato è stato "un lucido piano di cancellazione delle tracce di quanto accaduto e di depistaggio". La constatazione della impossibilità di individuare con maggiore precisione la dinamica e il mezzo usato derivava "dallo stato in cui è stato ridotto, proprio da Pasini, il cadavere, oltre all'inescusabile errore che portò alla dispersione, nella loro gran parte, dei resti carbonizzati". La sentenza di condanna di Pasini aveva riconosciuto che il movente rimaneva sconosciuto. "Questo, però, non significa che un compendio indiziario reputato già idoneo a sorreggere l'accusa non possa condurre ad una pronuncia di responsabilità".