PIERGIORGIO RUGGERI
Cronaca

Parla il superstite dello squalo killer: "Gli ho infilato un dito nell’occhio"

Nell’attacco morì un turista romano, il 69enne Fappani tentò di salvarlo: credevo avesse un malore "Quella bestia mi ha morso una gamba. Eravamo in acque balneabili, ma non c’erano reti di protezione".

Peppino Fappani, ex odontotecnico di 69 anni, ha ricevuto 60 punti di sutura

Peppino Fappani, ex odontotecnico di 69 anni, ha ricevuto 60 punti di sutura

SONCINO (Cremona)

Ha lottato con lo squalo che lo stava azzannando e che aveva già praticamente ucciso Gianluca Di Gioia. Ha menato le mani, le uniche ’armi’ di cui disponeva, ed è stato ferito più volte, sapendo bene dal primo istante che in gioco c’era la sua vita. Ma lui, Peppino Fappani, 69 anni, il sopravvissuto all’attacco di uno squalo a Marsa Alam, in Egitto, durante le vacanze di Natale, alla fine ha avuto l’intuizione giusta che gli ha permesso di ritornare a riva. Sessantanove anni, odontotecnico in pensione, vive a Soncino, 7.500 abitanti nella piatta Pianura Padana cremonese, a 200 chilometri dal mare più vicino.

Fappani, come ha fatto a salvarsi dalla furia dell’attacco?

"L’animale era lungo oltre due metri e mi ha azzannato subito a una gamba: in tutto ho subito tre attacchi, l’ultimo quando ero disperatamente attaccato alla lancia di soccorso. Se sono qui, se sono vivo, lo devo ai ragazzi del diving che mi hanno recuperato. Quando il mako mi ha attaccato l’ho visto davanti a me: lì mi sono ricordato che una volta qualcuno mi disse che sono animali particolarmente sensibili agli occhi: così ho allungato una mano e ho cercato di mettergli un dito nel bulbo oculare. Penso che sia stata la mossa che mi ha salvato la vita".

Lei è sopravvissuto, mentre Gianluca Di Gioia, 48enne di Roma, non ce l’ha fatta. Come sono andate le cose?

"Lo squalo è arrivato indisturbato, all’improvviso. Di Gioia era a una decina di metri da me e già allo stremo delle forze perché gravemente ferito: è riemerso, si è aggrappato a una boa e ha chiesto aiuto. In quel punto il fondale è a 7-10 metri, per cui pensavo a un malore, non ho mai pensato che fosse stato attaccato da uno squalo, tanto più che in acqua non ho visto sangue. Se avessi intuito che c’era un predatore nei paraggi avrei chiamato i soccorsi e mi sarei messo in salvo".

A quel punto lei gli è invece andato incontro.

"Sì e mi ha aggredito quasi subito ma fortunatamente, dopo che appunto ho cercato di difendermi a mani nude, da riva sono arrivati i soccorsi".

E Di Gioia?

"Anche lui è stato issato a bordo, ma ho visto subito che era già in condizioni disperate".

La questura egiziana ha aperto un’inchiesta e afferma che stavate nuotando in "acque profonde". È vero?

"C’è un filmato molto chiaro dove si vede che sono al di qua delle boe di delimitazione. Non penso di essere indagato dalla polizia egiziana o che mi si possa addebitare una condotta scorretta. Invece, quel che mi sento di dire è che lì avrebbero dovuto esserci delle reti di protezione che invece sono assenti. I miei soccorritori mi hanno riferito che in vent’anni non hanno mai visto uno squalo da quelle parti e che si trattava di un mako perché lo squalo tigre quando attacca uccide. Io, però, ho visto le strisce tipiche del tigre, ma non sono certo un esperto di fauna marina".

Domani all’ospedale di Manerbio toglierà alcuni dei sessanta punti che gli hanno applicato a Porto Ghalib, un modo anche questo per voltare pagina. Pensa che tornerà mai sul Mar Rosso?

"No, da ora in poi andrò solo in montagna".