
Tre agenti erano stati soccorsi
Cremona – “Assolveteli tutti”. È la richiesta della mezza dozzina di avvocati che tra il 12 marzo e ieri nel tribunale di Cremona hanno concluso l’iter di un processo che vede alla sbarra quindici detenuti nel penitenziario di Ca’ del Ferro i quali, l’8 marzo 2020 diedero vita a una rivolta perché volevano essere sottoposti al tampone per essere tranquillizzati sulle loro condizioni, visto che avevano saputo (notizia rivelatasi poi falsa) che due guardie carcerarie e un detenuto sarebbero stati positivi al Covid e loro temevano che il contagio si propagasse rapidamente tra di loro. Sgabelli spaccati, finestre divelte, sbarre lanciate contro gli agenti, sedie in plastica e coperte date alle fiamme, un box sfondato, vetri infranti, telecamere rotte, plafoniere distrutte.
Alla fine, due agenti intossicati, un altro colpito al naso con un pugno. Una rivolta in piena regola, come tante altre nelle carceri italiane che si scatenarono in quel periodo, difficile e incerto per tutti, con la pandemia che allargava le sue spire a macchia d’olio, seminando morte e terrore. “Se questa situazione non rappresenta uno stato di necessità – ha detto al giudice l’avvocato Corrado Locatelli, difensore di uno degli imputati – diventa difficile pensarne una più calzante. E neppure l’adunata sediziosa sta in piedi, visto in quale cornice si sono svolti i fatti. I detenuti chiedevano solo di essere sottoposti a tampone e di capire se vi erano persone contagiate che avrebbero potuto infettare tutti. Per questo abbiamo tutti chiesto l’assoluzione dei nostri assistiti”. Dello stesso parere i legali Andrea Brambilla e Gianluca Pasquali, che hanno chiuso gli interventi previsti ieri.
Non era stata di questo parere la pm Silvia Manfredi che, invece, nel corso dell’udienza del 12 marzo aveva chiesto al giudice Francesco Sora di condannare cinque detenuti a due anni di reclusione, sei a un anno e mezzo e di assolverne altri quattro. Il giudice si è riservato di leggere le sentenze e ha preso tempo, convocando tutti per le 14 del prossimo 30 aprile. Oltre a questi quindici detenuti, a giudizio erano finiti altri tre che però avevano scelto il rito abbreviato, evitando le testimonianze: tutti e tre erano stati assolti. Oggi di queste quindici persone a giudizio, in carcere ne restano solo tre, mentre le altre dodici hanno terminato di scontare la pena e sono tornati uomini liberi.