PIERGIORGIO RUGGERI
Economia

Due anziani per ogni giovane e le buste paga pareggiano gli assegni della pensione: sistema in crisi

I dati di Cremona. Il segretario della Cgia, Mason: “ Spesa pubblica aumentata mentre le entrate fiscali scendono”. La ricetta anticrisi? Sconfiggere il lavoro nero e aumentare l’occupazione di giovani e donne

L'esperto: "Con tanti pensionati e pochi operai e impiegati, la spesa pubblica non potrà che aumentare"

L'esperto: "Con tanti pensionati e pochi operai e impiegati, la spesa pubblica non potrà che aumentare"

In provincia di Cremona il numero di pensioni pareggia quasi quello degli stipendiati. Nel territorio sono infatti 146mila le buste paga di dipendenti e autonomi a fronte di 145mila assegni pensionistici. Per quanto riguarda la Lombardia la provincia di Cremona è tra le peggiori e risulta davanti solo a quella di Sondrio, che ha più pensioni che stipendi. Il saldo migliore si registra a Milano (dove gli occupati superano di 342mila unità i pensionati), Roma (326mila), Brescia (107mila) e Bergamo (90mila). Il dato non sorprende, considerato che nel 2023 l’indice di vecchiaia della provincia di Cremona dice che ci sono 204,4 anziani ogni 100 giovani. I dati pubblicati dalla Cgia (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) di Mestre non lasciano spazio a interpretazioni.

È evidente che, visto la grave crisi demografica in atto, difficilmente si riuscirà a rimpiazzare tutti quei lavoratori che nei prossimi anni matureranno il diritto alla pensione. Gli assegni erogati dall’Inps sono destinati a superare le buste paga, mettendo così a rischio la sostenibilità economica del nostro sistema sanitario e previdenziale. In gran parte delle provincie del centro sud e già in alcune del nord il saldo è negativo e nei prossimi anni anche la nostra provincia sembra destinata ad aver più pensionati che lavoratori.

Afferma il segretario della Cgia, Renato Mason: “Con tanti pensionati e pochi operai e impiegati, la spesa pubblica non potrà che aumentare, mentre le entrate fiscali sono destinate a scendere. Questo trend, nel giro di pochi anni, minerà l’equilibrio dei nostri conti pubblici. Per invertire la tendenza dobbiamo aumentare la platea degli occupati, facendo emergere i lavoratori in nero e aumentando i tassi di occupazione di giovani e donne che in Italia continuano a rimanere i più bassi d’Europa”.