Offanengo, 22 luglio 2016 - Un mese di discussioni e trattative e poi il risultato positivo: trenta licenziamenti trasformati in cassa integrazione per un anno con la messa in mobilità ma anche la possibilità del reintegro al lavoro, qualora l’azienda ne abbia la necessità. Questo l’accordo che è stato siglato mercoledì pomeriggio in Regione Lombardia e che riguarda trenta dipendenti della Iml di Offanengo, ditta che occupa 170 lavoratori e azienda che opera da anni nell’industria meccanica. L’accordo pone le basi per una verifica dell’andamento di mercato che potrebbe anche riaprire le porte ai dipendenti in bilico. La questione Iml scoppia a giugno, quando l’azienda offanenghese annuncia la chiusura di uno dei suoi reparti e la messa in mobilità di trenta dipendenti, quasi tutte donne, che vi lavorano. Il reparto è diventato improduttivo e l’azienda ha deciso di chiuderlo.
Lunghe trattative e alla fine una soluzione un po’ meno indolore. L’accordo siglato dice che il reparto resterà attivo e produttivo, in base alle commesse che arriveranno e proprio grazie agli ordini di mercato sarà possibile richiamare dalla cassa integrazione il numero di dipendenti necessario per far fronte alla richiesta. La cassa integrazione partirà il prossimo 1 settembre e avrà la durata di un anno al termine del quale gli interessati saranno messi in disoccupazione, situazione che potrà estendersi per due anni. In questo tempo ci sarà la possibilità di trovare altra occupazione o, se il mercato cambia direzione, essere reintegrati nell’azienda offanenghese. «È il massimo che abbiamo ottenuto – dice Paolo Piloni, sindacalista della Cgil che ha seguito la trattativa – e possiamo dirci soddisfatti perché siamo riusciti a non far chiudere definitivamente il reparto, anche se per andare avanti servono atti concreti. Comunque, abbiamo guadagnato un po’ di tempo e siamo fiduciosi nel futuro. L’azienda è sana e può riprendersi». Da un’analsi del personale, non vi sono dipendenti che nei prossimi mesi raggiungeranno l’età della pensione e il cui posto potrebbe essere ricoperto da una delle trenta persone in cassa integrazione. Quindi, la scommessa risiede proprio nel rilancio della produzione del reparto che i vertici di Iml volevano chiudere.