STEFANIA TOTARO
Cronaca

Una tisana avvelenata per far abortire la compagna: lei perde il figlio, il mobiliere brianzolo condannato a sei anni di carcere

Monza, un imprenditore 55enne ha mescolato un farmaco alla tisana e all'acqua di cocco: condannato per interruzione non consensuale di gravidanza. La donna in aula: “Quando gli dissi che ero rimasta incinta, la sua reazione fu rabbiosa”. La 45enne ottenuto il risarcimento dei danni in sede civile

Una donna incinta (Foto Germogli)

Una donna incinta (Foto Germogli)

Monza, 10 Ottobre 2024 - Il Tribunale di Monza ha condannato a 6 anni di reclusione un 55enne brianzolo, facoltoso mobiliere vedovo e con figli grandi, imputato di interruzione non consensuale di gravidanza perché accusato di avere fatto volontariamente perdere il bambino alla sua allora compagna mescolando un farmaco in una tisana e in un bicchiere di acqua di cocco che le aveva offerto a casa sua. Il 55enne era stato denunciato dalla ex compagna, una monzese 45enne, che sostiene di avere notato un "residuo dal cattivo sapore" nelle bevande che aveva assunto e che nella stessa notte l'hanno portata al pronto soccorso dell'ospedale di Monza.

La crisi della coppia

"Avevamo già attraversato qualche momento di crisi, ma poi lui sembrava si fosse convinto di andare avanti, sposarci e fare una famiglia - ha raccontato la donna - Quando gli dissi che ero rimasta incinta, la sua reazione fu rabbiosa, nonostante quello che diceva di desiderare per il nostro futuro. Io non sapevo che fare, ma alla fine decisi di tenere il bambino, con o senza di lui".

I due vivevano ancora separati e la notizia della gravidanza non era stata data ai figli del compagno. "Quella sera andai da lui, visto che vivevamo separati. Quando entrai in casa trovai due tisane già pronte. Era un’abitudine che avevamo, ma di solito la preparavo sempre io al momento".

La 45enne si è costituita parte civile al dibattimento e ha ottenuto dai giudici il riconoscimento del diritto ad un risarcimento del danno da quantificare in una causa civile. La perdita del bambino è avvenuta nel 2018, alla settima settimana di gravidanza.

Internet

Nelle indagini, sul computer sequestrato al 55enne sono emerse delle ricerche fatte su internet su un farmaco abortivo e sul risarcimento del danno per un bambino non riconosciuto e, dopo l'aborto, su eventuali tracce dello stesso farmaco nel sangue.

L'imputato

 "Quel bambino io lo volevo, la gravidanza per me era un sogno, un nuovo progetto con la mia compagna", sostiene il 55enne. "Invece per l'imputato quella gravidanza appariva come un incubo, un problema da risolvere - sostiene il rappresentante della pubblica accusa - La donna ha raccontato che la tisana che erano soliti bere non l'aveva mai preparata lui in passato". Il farmaco non è stato trovato nella disponibilità del 55enne e non c'è prova che l'abbia acquistato. I giudici hanno disposto anche una perizia medica e tossicologica che però non ha fornito elementi decisivi sulla vicenda. Le motivazioni della sentenza tra 90 giorni.