FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Alcolisti anonimi, il ventenne, la mamma, il manager: storie di chi combatte la dipendenza

Buccinasco (Milano), una serata alla riunione. Chi è sobrio da anni e chi si sta liberando dal problema: "Non so se ce la faccio". "Ci siamo noi"

Alcolisti anonimi, il ventenne, la mamma, il manager: storie di chi combatte la dipendenza

Dimenticatevi l’idea dell’alcolista come un senzatetto con la bottiglia avvolta nel sacchetto di carta. Bisogna allontanarsi dagli stereotipi per poter capire cosa c’è davvero dentro una riunione degli Alcolisti anonimi. Il gruppo che si ritrova a Buccinasco ci ha aperto la porta. Una porta che per chi ha bisogno rimane sempre aperta, accolto in un cerchio di energia, dolore e vita. "Sono Francesca, sono un’alcolista". Si inizia così, come si vede nei film americani. E tutti rispondono "ciao Francesca".

L'identikit degli alcolisti
L'identikit degli alcolisti

C’è un unico requisito per entrare in quel cerchio sacro: aver voglia di smettere di bere. Seduto c’è un imprenditore giacca e cravatta, una casalinga, un operaio, un avvocato, una dottoressa. Un dirigente d’azienda racconta come l’alcol gli facesse provare un brivido dopo il lavoro. C’è una mamma giovane, avrà 40 anni. Racconta che il vino le serviva per affrontare la giornata. Un ragazzo, neanche 20 anni, parla delle bevute con gli amici, dello sballo. Una signora, sui 70 anni, ha il cappotto e la borsa firmati, racconta di quando l’hanno trovata stesa sul pavimento, incosciente. "Perché bevevo, perché mi drogavo? - si domanda un ragazzo –. Perché mi piaceva", taglia corto. Un po’ perché non se lo spiega neanche lui e un po’ perché il motivo non è importante in questo cerchio.

"Se la tua casa va a fuoco, pensi prima a spegnere l’incendio. Dopo, a cosa l’ha fatto scoppiare", sorride un 40enne. Di fianco a lui c’è una signora. Festeggia il complanno di sobrietà: nove anni senza toccare un goccio. C’è una torta con le candeline, quando le spegne ne regala otto agli amici del gruppo: "Porta fortuna", sorride mentre gliele mette in mano. Una la tiene, per ricordarsi di quel traguardo. Una mamma, meno di 40 anni, racconta che ha perso il compagno da pochi mesi e non sa se ce la farà. Gli altri la guardano, non dicono nulla, ma è un coro silenzioso, come a dire: ci siamo qui noi. "Stamattina mi è venuta voglia di versarmi un bicchiere – ammette un ragazzo –. Ero lì lì per chiamare lo sponsor, so che sarebbe venuto subito in aiuto, ma poi ho scelto di non bere". Gli altri sorridono, orgogliosi, ma anche se avesse ceduto nessuno lo avrebbe giudicato. Lo avrebbero ringraziato, anzi, perché ha avuto la forza di parlarne. La parola ricorrente è proprio "scelta". Scelgono giorno per giorno di non ricominciare a bere. "Scelgo di vivere – dicono in tanti –. L’alcol mi ha tolto tutto. Quando tocchi il fondo, quando capisci che il vino non ti cura i problemi ma te li crea, allora risali. E solo col gruppo ce la fai. Nessuno si salva da solo".