FEDERICA PACELLA
Cronaca

La Lombardia invecchia: entro il 2043 ci sarà un milione di anziani in più. E le nascite non compensano i decessi

La popolazione over65 passerà dagli attuali 2,3 milioni a oltre 3,2. E i problemi sono già evidenti: Rsa in affanno, con lunghe liste d’attesa. Preoccupa la differenza tra nascite e decessi: -19mila da inizio anno

In Lombardia è dal 2011 che le nascite sono meno dei decessi

In Lombardia è dal 2011 che le nascite sono meno dei decessi

Milano – Popolazione sempre più anziana: la stima è che, in Lombardia, nel 2043 ci saranno oltre 3,2 milioni di over 65 contro i 2,3 milioni del 2024. Positivo, certamente, che aumenti l’aspettativa di vita, merito dei progressi della medicina e dei miglioramenti della prevenzione, ma è un fenomeno che va governato, anche perché, dall’altro lato, calano i giovani.

Secondo i dati recenti pubblicati da PoliS-Lombardia, nel primo semestre 2024 sono stati registrati circa 50mila decessi a fronte di sole 31mila nascite in Lombardia. Si conferma così, sulla base delle più recenti stime Istat, il segno negativo del saldo naturale della popolazione (differenza tra nascite e decessi): -19.355 tra gennaio e giugno dell’anno in corso, con un rapporto di 1,6 decessi ogni nascita.

Tra le province, Milano è quella che registra il saldo naturale peggiore in valore assoluto (-4.985), seguito da Brescia con -2.280, Pavia con -2.249, Varese con -2.042. Tra le province lombarde, Pavia (2,5), Cremona (2) e Mantova (2) sono i contesti col maggior numero di decessi in rapporto alle nascite: più del doppio. Quanto occorre andare indietro nel tempo per scoprire un segno positivo del saldo naturale della popolazione lombarda? PoliS-Lombardia ricorda che il 2011 è l’ultimo anno con un numero di nascite maggiore rispetto ai decessi (+5mila): successivamente il segno dell’indicatore è sempre stato negativo.

Meno giovani significa anche meno lavoratori a fronte di più pensionati, aspetto che apre scenari e interrogativi futuri. Nel presente, però, si registrano già difficoltà molto pratiche, che gravano sulle spalle delle famiglie che devono affrontare la non autosufficienza dei propri anziani. Uno degli scogli principali sono le liste d’attesa nelle Rsa, che, oltre ad avere costi importanti, hanno anche meno posti di quella che è la domanda. Emblematico il caso di Brescia, dove la Rsa Arici-Sega ha raggiunto una lista d’attesa con numeri impressionanti, ben 914 donne e 413 uomini, per un totale di 1.327 persone in lista d’attesa.

Molte strutture del capoluogo bresciano hanno liste di oltre 1.000 persone, secondo l’ultimo aggiornamento di Ats Brescia: quelle meno gettonate sono quelle con le rette più elevate. Difficoltà che rischiano di aumentare guardando le previsioni Istat sull’andamento della popolazione fino al 2043. Fra neanche 20 anni, saranno 914.637 gli over 65 in più rispetto allo stato attuale. Non tutti avranno, ovviamente, bisogno di Rsa, grazie all’invecchiamento attivo che, però, necessita anche di politiche che lo sostengano e lo favoriscano. Dall’altra parte, però, gli aumenti riguarderanno anche i grandi anziani sopra gli 80, 90 anni, che necessitano di servizi per la non autosufficienza. Guardando lo sguardo anche oltre, secondo una proiezione di Assolombarda, la quota di over 90 in Lombardia sarà del 3,8% nel 2070 a fronte dell’attuale 1,3%.