Milano - Serve a poco, ha scarsi mezzi economici e non investe. In compenso, spende troppo per le consulenze. Riassunto in parole povere, è il giudizio non proprio entusiasta che la Corte dei conti lombarda pronuncia su Aria spa, la centrale acquisti della Regione nota alle cronache (giudiziarie) più che altro per la vicenda dei camici antivirus prima acquistati e poi ottenuti in dono (ma non tutti quelli che servivano) dalla Dama spa di Andrea Dini, cognato del presidente lombardo, il leghista Attilio Fontana. Più di recente, Aria è stata indicata dalla stessa giunta di centrodestra come responsabile dell’iniziale fallimento del piano di vaccinazione, con annesse dimissioni in blocco dell’intero consiglio di amministrazione salvo il direttore generale a forte impronta leghista, ora amministratore unico. E adesso per Aria spa arriva la carezza al vetriolo della Corte dei conti, al termine di un’analisi condotta sui bilanci della società pubblica. "A fronte di una media degli acquisti programmati tramite Aria spa prossima al 70% del totale", scrivono i giudici contabili, "gli acquisti effettivi tramite il canale centralizzato non superano il 36%". Insomma, l’ente interviene in appena metà dei casi previsti, è per di più "la quota residuale degli acquisti (il 64%, ndr ) è gestita in maniera frammentaria ed autonoma, con possibili diseconomicità ed inefficienze". Insomma, il contrario esatto dello scopo per cui Aria è stata creata.
Nel documento redatto dalla sezione controllo della Corte dei Conti non mancano altri complimenti sinceri. "La debolezza dell’attività di programmazione da parte del sistema Regione-Aria-enti del servizio sanitario regionale è confermata anche nel campo degli investimenti, a cui è dedicato solo l’1% del fondo sanitario, con un’attività di aggregazione degli acquisti limitata allo 0,2% di tutte le procedure di appalto bandite nel periodo in esame", si legge sempre nella relazione dei giudici. I quali poi, però, danno atto ai vertici dell’ente pubblico di andar forte almeno in un campo, quello delle consulenze da retribuire. "L’istruttoria ha mostrato uno scarto significativo tra il modello organizzativo adottato da Aria e le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili, rilevando altresì criticità relative ad una molteplicità di discipline contrattuali, all’incremento del personale attribuito agli uffici di staff, al mancato rispetto del principio di onnicomprensività del trattamento economico dirigenziale, all’affidamento di incarichi esterni per servizi legali, e al ricorso eccessivo alle consulenze". Tradotto in sintesi: non valorizza il proprio personale (che è anche troppo), strapaga i dirigenti e distribuisce consulenze a pioggia. Travolto dal diluvio di critiche, prima il presidente Fontana ha promesso che "per il futuro" lui e il vertice di Aria si impegnano a "superare le criticità segnalate". Poi in serata la società ha replicato che "i risultati conseguiti dalla centrale acquisti regionale sono assolutamente allineati al dato nazionale" e che non si può "assolutamente parlare di sbilanciamento nel modello organizzativo". Nessuna difesa sul “virus“ delle consulenze esterne.