FEDERICA PACELLA
Cronaca

Asili nido in Lombardia: servizio a due velocità. Più posti nelle grandi città, zero in 596 piccoli comuni

L’Ue ha rivisto a 45 ogni cento bambini il traguardo da raggiungere in vista del 2030. A Bergamo e Lecco si supera il 50%, Sondrio, Mantova e Pavia sono sopra il 40%; Brescia, Cremona, Milano, Monza e Varese sopra il 45%

Un asilo nido

Milano – La crescita è lenta ma progressiva, ma la dotazione di posti di asili nido è a due velocità: mentre i capoluoghi e le città più grandi, in Lombardia, hanno raggiunto nella maggior parte dei casi l’obiettivo europeo di aver 33 posti ogni 100 bambini da zero a 2 anni, ci sono molti comuni che in realtà sono ancora molto indietro. Un gap che diventa ancora più profondo alla luce del nuovo obiettivo tendenziale indicato a fine 2022 dall’Unione Europea, ovvero raggiungere il 45% (soglia non tassativa, che va modulata in base alla situazione del Paese). L’orizzonte chiaramente indicato a livello europeo è quindi incrementare, in vista del 2030, in modo più effettivo la possibilità di accesso all’educazione per la prima infanzia.

A fotografare la situazione con gli ultimi dati aggiornati (2021, dati Istat) ci ha pensato Openpolis - Con i Bambini, che rileva come la Lombardia, nel complesso, non sia distante da quota 33%, insieme a Piemonte, Trentino, Marche, Sardegna, Veneto e Liguria. In termini assoluti, l’offerta di nidi è rimasta in linea con quella dell’anno precedente, ma il calo della platea potenziale, legato alla diminuzione delle nascite fa sì che l’offerta cresca in termini relativi.

All’interno del territorio, inoltre, restano forti le disparità, tra cui la più evidente è la distanza tra i comuni polo e quelli periferici ed ultraperiferici. Prendendo la media dei comuni classificati dall’Istat come polo, infatti, si vede che i posti autorizzati per 100 bambini da 0 a 2 anni sono quasi ovunque sopra il 35%, ad eccezione di Lodi che si ferma ad un 29,5%.

I dati più elevati sono quelli di Lecco e Bergamo, rispettivamente al 51 e al 50,75%, che significa che un posto ogni 2 bambini. In particolare, i due capoluoghi sono tra gli 11 in tutta Italia che hanno superato questa percentuale. Anche i poli delle province di Sondrio, Mantova e Pavia sono sopra il 40%, mentre Brescia, Cremona, Milano, Monza e Varese si attestano sopra il 45%. Il quadro cambia man mano che ci si allontana dal centro e ci si avvicina alle periferie.

Sui 596 comuni che, a livello regionale, non hanno neanche un posto autorizzato, nessuno è un comune polo, mentre ce ne sono 308 classificati come ‘cintura’, segno prevalentemente che i residenti usufruiscono dei servizi per l’infanzia dei comuni poli. Ci sono poi 160 comuni periferici o ultraperiferici senza alcun posto: qui la regione è spesso legata alla riduzione della popolazione, sia per il calo demografico sia per l’emigrazione, che, in un circolo vizioso, è spesso a sua volta legata alla carenza di servizi per nuove famiglie.