Milano - A Milano, per ora, non ci sarà alcun aumento del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici né degli altri titoli di viaggio occasionali. Il Comune ha infatti deciso di pretendere dalla Regione Lombardia e dal Governo (che verrà) l’apertura di un tavolo di confronto sul caso Milano con l’obiettivo di ottenere i soldi che servono per evitare di rifarsi sulle tasche dei passeggeri. Le possibilità di riuscita del pressing istituzionale sono da verificare.
Intanto ogni azione sulle tariffe resta sospesa: gli aumenti non sono scongiurati, ma congelati. Per chi non lo ricordasse, l’aumento è stato stimato in 20-30 centesimi ed è un obbligo provvedervi perché le normative comunitarie, recepite dalla Regione, impongono di rimborsare alle aziende di trasporto le maggiorazioni del costo del servizio dovute, a loro volta, agli aumenti dei prezzi di materie prime, energia, carburanti e quanto viene incluso negli indici Istat.
Tale riconoscimento può avvenire o intervenendo sulle tariffe o con una compensazione da parte degli enti pubblici e quest’anno è particolarmente salato (3,82%) perché gli adeguamenti sono stati sospesi per due anni a causa del Covid. Anche considerato il periodo, fatto di rincari generalizzati e di elezioni ormai imminenti, Palazzo Marino ritiene che si possa e si debba procedere con una compensazione pubblica. E che si debba allargare il raggio del confronto.
Nelle ultime settimane in Comune si sono messi insieme dati e dossier da sottoporre al Ministero e alla Regione. Il senso politico di queste carte è il seguente: di anno in anno i mezzi pubblici di Milano fanno sempre più chilometri ma a questo aumento del servizio non corrisponde un aumento dei fondi garantiti. Anzi, di anno in anno i fondi trasferiti al capoluogo lombardo dallo Stato attraverso la Regione diminuiscono. Una situazione che andrà aggravandosi con la prossima apertura della Metropolitana 4. E che non tiene in conto quella che è la scala del trasporto pubblico milanese.
Milano è l’epicentro intorno al quale vivono e si muovono 4,9 milioni di persone, quelle che risiedono nell’area metropolitana e nelle province di Monza, Lodi e Pavia. Qui si fa più della metà dei volumi dell’intera mobilità regionale. Ecco perché il Comune ritiene non solo di non poter essere lasciato solo ma anche che si debba riconoscere una volta per tutte la specificità del nodo milanese e trovarvi soluzioni strutturali. Il tavolo serve sì a reperire i 18 milioni di euro che potrebbero scongiurare l’adeguamento tariffario oggi, ma dovrà servire, anche, ad evitare di trovarsi nella stessa situazione domani.
"Milano – sottolinea Arianna Censi, assessore comunale alla Mobilità – spende ogni anno 845 milioni per i trasporti. Calcolando i trasferimenti e i proventi del biglietto, rimane un disavanzo di 260,6 milioni che il Comune copre con fondi propri. Cifra che crescerà con l’apertura della M4 (90 milioni in più all’anno ndr ). Regione Lombardia invece continua a tagliaci i trasferimenti: si è passati dai 267,4 milioni del 2019 ai 262,7 milioni stimati per il 2022. Meno 4,6 milioni in 4 anni".
"È necessario - aggiunge poi - che la Regione si faccia carico dell’adeguamento Istat 2022 deliberato il 4 luglio. Ho chiesto formalmente alla Regione di provvedervi. Ma – conclude Censi – il tema è più ampio: per questo chiederemo urgentemente al prossimo ministro dei Trasporti un tavolo tecnico perché intervenga a livello centrale per evitare i rincari. Con il nuovo Governo sarà necessario aprire un’interlocuzione per aumentare i trasferimenti sul trasporto pubblico, il cui sostegno è la vera garanzia di miglioramento del servizio".