Milano, 3 aprile 2024 – Migliore definizione dei criteri diagnostici, inclusione delle forme più lievi, diffusione di procedure diagnostiche standardizzate, maggiore sensibilizzazione di operatori e popolazione in generale. Sono questi i principali fattori che hanno portato, anche in Lombardia, a un incremento generalizzato della prevalenza di disturbi dello spettro autistico negli ultimi anni, a cui, purtroppo, non è ancora corrisposto, però, l’incremento dei servizi che possano dare risposta a tutte le esigenze, come evidenziato dal coro unanime delle associazioni che si occupano dei disturbi dello spettro autistico nella Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Partiamo dal quadro che, per la prima volta, può essere puntuale grazie al lavoro di monitoraggio (aggiornato al 31 dicembre 2022) pubblicato da tutte le Ats lombarde, su impulso del piano operativo regionale.
Nel complesso, risulta che a livello regionale siano 23.094 le persone affette da disturbi dello spettro autistico in carico ai servizi sanitari. La quota maggiore si rileva in Ats Milano, con 9.970 assistiti, seguita da Ats Insubria con 3.795, Ats Brescia e Brianza con poco più di 2.500. Ovunque il monitoraggio evidenzia la crescita del numero delle diagnosi, soprattutto nelle fasce d’età dell’infanzia, sintomo di una maggior attenzione al fenomeno da parte di tutti gli attori coinvolti e di una maggior offerta diagnostica dei servizi specialistici.
"L’individuazione dei segni di rischio, la diagnosi precoce e l’intervento tempestivo – spiega Elisa Fazzi, presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Sinpia e direttore della unità ospedaliera Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Asst Spedali Civili e Università di Brescia – sono azioni strategiche per il miglioramento della prognosi e della qualità della vita dei bambini con Asd e dei loro caregiver. La presa in carico dei soggetti a rischio e con Asd e delle loro famiglie è indispensabile fin dall’avvio del percorso di valutazione e necessita di adattamenti fluidi e personalizzati in relazione ai cambiamenti ed ai bisogni della persona nelle diverse fasi dello sviluppo e direi di tutta la vita”.
Oggi, è la convinzione di Fazzi, “siamo migliorati in termini di diagnosi precoce e soprattutto nell’individuazione dei soggetti a rischio anche prima dei 2 anni. Quello che è importante è che i servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza su tutto il territorio nazionale abbiano a disposizione tutte le risorse necessarie per realizzare l’intervento precoce, richiesta che formuliamo insistentemente da anni e che a tutt’oggi non è ancora una realtà consolidata".