ROBERTO CANALI
Cronaca

Tuffi proibiti nei laghi e nei fiumi lombardi. Quali sono le zone più pericolose. E perché si muore

Incidenti e vittime dall’Adda alla Valcamonica: la mappa del rischio si aggiorna ogni estate

Operazioni di soccorso in un corso d'acqua (Archivio)

Como – Le vie di fuga più vicine: fiumi e laghi. Fuga dallo stress, dalla scuola, dal caldo e dalle città. Una fuga che può rivelarsi una trappola. I tuffi in acqua aperta nascondono mille insidie. Giovani e giovanissimi, moltissimi stranieri o di seconda generazione, ragazzini che non sanno nuotare o sono abituati alla calma delle piscine, si lanciano da moli, rive, imbarcaderi e prue di barche ormeggiate, trampolini improvvisati per un divertimento pericoloso. Le cronache estive sono un rosario di incidenti e vittime. Ieri un turista 25enne di Reggio Emilia, Alessio Manfredini, si è sentito male mentre faceva il bagno alle Grotte di Catullo a Sirmione, Lago di Garda: riportato sulla spiaggia Giamaica dal bagnino, è morto dopo il ricovero d’urgenza all’ospedale di Desenzano.

Perché si muore

Perché spesso a costare la vita è il contatto con l’acqua fredda. I medici lo chiamano "shock termico". La temperatura è molto bassa anche in questa stagione. Già a un metro e mezzo di profondità si passa in pochi istanti dai 30/35 gradi dell’esterno a non più di 10 gradi a mollo. Il corpo richiama il sangue agli organi vitali – cuore e stomaco – le forze abbandonano braccia e gambe, il cervello si “svuota“ e va in sofferenza, finché non si perdono i sensi.

Croci sull’acqua

Spinone al Lago, 22 giugno. Un ragazzo di origini egiziane, 16 anni, accolto e assistito da una comunità per minori stranieri in provincia di Cremona, raggiunge il lago d’Endine per una gita con educatori e amici. Si tuffa per rinfrescarsi e non riemerge più; un ragazzo cerca di afferrarlo ma è costretto a desistere per non essere trascinato a fondo. Il corpo viene ripescato dai vigili del fuoco a quattro metri di profondità. Un anno fa, in quel punto, era annegato un 21enne di origini senegalesi.

Porto Ceresio, provincia di Varese, pochi giorni prima. Hamid Biselsal, 22 anni, marocchino residente a Turate (Como), si tuffa con gli amici nel lago di Lugano per fare il bagno e sparisce tra i flutti. Quando i sommozzatori dei vigili del fuoco lo ritrovano, a 18 metri di profondità, è in stato di ipotermia come capita in inverno agli sciatori intrappolati sotto le valanghe. Hamid muore 24 ore dopo all’ospedale San Gerardo di Monza. Una strage continua.

Nel pomeriggio del 2 giugno a Calcio (Bergamo) un altro ragazzo egiziano di 18 anni, Mohamed Ali Samy Sayed, scompare dopo un tuffo nel fiume Oglio. Un mulinello lo ha risucchiato mentre provava ad uscire dal fiume. Lavorava come magazziniere in un supermercato della catena Md. Era in Italia da un anno.

La mappa del rischio

Un tragico tributo alla voglia d’estate. Nel 2002, già a Ferragosto, i tuffi erano costati la vita a 25 persone. La mappa del rischio copre un po’ tutte le zone d’acqua della Lombardia, ma il Lario si conferma tra i laghi più pericolosi non solo per la sua profondità (oltre 400 metri) le correnti e la temperatura delle acque, ma anche perché è il più vicino e il più facilmente raggiungibile da Milano. I turisti affollano il primo bacino, di fronte a Como, nonostante una selva di cartelli ricordi che fare il bagno è vietato. In viale Geno è ormai una tradizione lanciarsi in acqua dai ponti o dalla passeggiata per festeggiare la fine della scuola, ma c’è anche chi si avventura in imprese più estreme dal Ponte della Civera di Nesso (lo “spot“ è su Tripadvisor proprio per questo motivo). A Moregallo, l’Acapulco del lago di Como sul ramo lecchese, non si contano i morti dovuti ai tuffi spericolati dagli oltre 20 metri di altezza dell’arcata di una delle prese d’aria della vecchia galleria abbandonata. A Lierna nonostante le ordinanze di divieto e i controlli dei vigili urbani, non c’è estate che non si chiuda con qualche incosciente che utilizza come piattaforma la copertura della galleria di Grumo. Ad Abbadia Lariana ci si lancia dal pontile di attracco della navigazione, ma il fondale è basso e per molti la domenica al lago finisce al Pronto soccorso. A Calolziocorte si susseguono gli incidenti, più o meno gravi, lungo il corso e le anse dell’Adda. A Sulzano, sul lago di Iseo, un paesaggio di rocce e aree rialzate offre molti punti da cui gettarsi pericolosamente in acqua. I ragazzi prendono la rincorsa dal tetto anche dell’ex discoteca Palafitte: l’accesso è vietato, nessuno ci fa caso.

Garda e Sebino

A Vello (Brescia) ci si lancia dalle rocce della passeggiata per Toline, dove il lago è profondissimo. In Valcamonica, Cividate Camune, ci si tuffa nell’Oglio anche ora che l’acqua non è più alta come un tempo. Qualche intrepido rischia il volo pure dalla sponda bergamasca del Sebino. Sul Garda ci si tuffa nella parte a nord, dove le rive sono più scoscese, nei dintorni di Limone, Tignale e Campione del Garda. Nel Pavese c’è la corsa alla storica spiaggia di sassi bianchi sotto il ponte di Vigevano, il lido con piscina, area pic-nic e ristorante, ma è molto frequentata anche la spiaggia del Vigile sul Ticino e quella nei pressi del ponte di barche di Bereguardo.

L’area del Ticino

Lungo il Ticino le località maggiormente frequentate sono, partendo da nord, Somma Lombardo (spiaggia Manera e Ferrario, con prati verdi che degradano verso il fiume), la Castellana all’altezza del Ponte di Oleggio sulla sponda piemontese, Castelnovate (Vizzola Ticino), Golasecca (spiaggia della Melissa), Turbigo all’altezza del ponte stradale-ferroviario, Abbiategrasso (la Gabana), il ponte di Vigevano sulla sponda verso la città Ducale, Motta Visconti, Carbonara Ticino (spiaggia del Vigile, sabbiosa) sino al Lido di Pavia. Comunque lungo un po’ tutto il fiume ci sono degli approdi, anche frequentati da poche decine di persone, che si rinfrescano in acqua.

Capitolo Adda

Passando dal Ticino all’Adda, nel Lodigiano i patiti della tintarella scelgono il parco Adda Sud, la spiaggia del Belgiardino a Montanaso Lombardo, quella di Cavenago oppure di Merlino al confine con Comazzo. Sempre sulle rive dell’Adda, ma in provincia di Cremona, sono molto frequentate le spiagge di Rivolta (che in estate si riempie di ombrelloni), Spino d’Adda o della frazione Erbatico. Anche nel Naviglio Grande (da Milano a Turbigo, dal ponte di Castelletto di Cuggiono a Robecco) e nel Villoresi (Castano, Arconate, tra Busto Garolfo e Parabiago, Garbagnate) i tuffi, vietati ovunque, non mancano.