Lunedì 16 gennaio 2023 è il Blue Monday ovvero quello che è stato battezzato come il giorno più triste dell'anno. Secondo questa teoria poco scientifica, al Blue Monday che cade il terzo lunedì di gennaio le persone si sentono maggiormente depresse perché inconsciamente il cervello realizzerebbe che in questo giorno sono finite le festività natalizie e che i mesi successivi saranno caratterizzati dalla quasi totale assenza di giorni festivi.
A stabilirlo è stato nel 2005 uno psicologo dell'Università di Cardiff, Cliff Arnall, utilizzando una complicata equazione basata su variabili come il meteo, i sensi di colpa per i soldi spesi a Natale e il calo di motivazione dopo le feste. Se credete al Blu Monday, superate lo choc e aspettate il prossimo 20 giugno quando potrete festeggiare lo Yellow Day, ovvero il giorno più felice dell'anno, quando saluteremo l'estate e forse ci preparemo per le vacanze.
Ma quanto c'è qualcosa di credibile in questa pseudo equazione scientifica? Secondo lo psichiatra Enrico Zanalda, Presidente della Società italiana di Psichiatria Forense, non c'è nulla di vero. "Non vi è alcun riferimento scientifico per sostenere che si tratti del giorno più triste dell’anno. Ci sono delle costanti come quella di arrivare dopo le lunghe festività natalizie, in uno dei periodi con meno luce e temperature più rigide dell’anno (almeno nel nostro emisfero) avvisandoci che non avremo più festività infrasettimanali. Le vacanze di Natale sono coincise per molti con un ritrovato entusiasmo a viaggiare post-pandemia, che è stato troncato dal rientro in ufficio e che il 16 gennaio segnerà l’inizio della seconda settimana lavorativa completamente intera. Sembra che ad aver stressato l’ipotesi del Blue Monday siano invece delle strategie di marketing per invogliare i consumatori a comperare o a programmare delle vacanze in un periodo in cui non ci sono stop obbligati”.
Il peso psicologico della pandemia?
“L’inizio di un nuovo anno potrebbe rendere tutti più timorosi. In particolare quest’anno, va tenuto conto della recente guerra in Europa, ma soprattutto dei due anni di pandemia e dell’isolamento relazionale dettato dallo smart working. Tuttavia, queste emozioni non per forza si provano il lunedì piuttosto che la domenica o il martedì. Possono essere magari un po’ più accentuate il lunedì perché c’è ancora il ricordo del fine settimana e il peso dell’inizio dell’attività lavorativa”.
Luce e temperature rigide
“Non so se è fondata la questione del Blue Monday ma sicuramente i cambiamenti dell’umore reattivi alle condizioni esterne sono più frequenti con la riduzione della luce naturale. La luce, attraverso il nervo ottico, riequilibra il bilanciamento della melatonina-serotonina e regolarizza i ritmi circadiani sonno-veglia, migliorando anche l’umore. Gioca un ruolo importante anche l’isolamento relazionale che è più frequente con le temperature rigide poiché si tende a rimanere più al chiuso favorendo così la solitudine che soprattutto nelle persone anziane contribuisce a sentimenti di autosvalutazione e depressione”.
Come e se "difendersi"?
“In generale per evitare cambiamenti dell’umore, suggerisco di dedicare del tempo a sé stessi. Sulla base delle priorità di ciascuno, questa gestione del tempo può essere fatta concentrando alcune attività intellettuali, come ad esempio rivolte ai libri, alle mostre d’arte o al cinema o cucina) Oppure aumentare le attività fisiche in palestra, oppure camminando o all’aria aperta. Anche lo yoga e la meditazione possono essere d’aiuto perché coinvolgono entrambi gli ambiti. Consiglio anche di dedicare del tempo agli affetti e alle persone per noi importanti, contribuendo a farle stare bene. Per molte persone diventa terapeutico anche il rapporto con un animale in cui occuparsi di lui diventa una vera e propria modalità per sentirsi meglio”