Brescia, 20 settembre 2021 - Si è concluso con un'assoluzione ("perché ilfatto non costituisce reato" ) il processo per guai fiscali a carico di Giacomo Bozzoli, il nipote dell'imprenditore scomparso dalla fonderia di Marcheno l'8 ottobre 2015. Già a giudizio in Assise per omicidio e distruzione di cadavere dello zio Mario, Giacomo in questo caso era imputato di frode ed evasione insieme al padre Adelio, co-titolare della fabbrica dei misteri. Per i due la Procura aveva chiesto condanne rispettivamente a un anno e due mesi e a un anno e nove mesi.
Stando all'accusa Giacomo e Adelio avevano falsato le dichiarazioni dei redditi inserendovi fatture per operazioni inesistenti, così da dedurre costi fittizi e poi ottenere rimborsi statali. In particolare Adelio, legale rappresentante della Bozzoli srl, avrebbe compilato la dichiarazione del 2014 inserendovi un milione 230mila euro di fatture false. Nel 2017 invece, - la fabbrica ormai in liquidazione dopo il sequestro nell'ambito dell'inchiesta per la scomparsa di Mario – insieme a Giacomo avrebbe procurato fatture irregolari pari a 907mila euro e rotti, inducendo in errore il liquidatore Giovanni Rizzardi.
Padre e figlio erano rimasti coinvolti da un'indagine della Finanza che nel 2019 aveva messo nei guai una trentina di imprenditori valtriumplini dei metalli accusati di avere movimentato 120 milioni di carta straccia. Tra loro, i fratelli Paolo Firmo e Giuseppe Bonomi, titolari della Bonomi Metalli e della Idrosanitaria spa. Anche per i Bonomi, come i Bozzoli assistiti dagli avvocati dello studio Frattini di Brescia, erano state chieste pene sotto i 2 anni. La difesa ha sempre sostenuto che quelle fatture corrispondessero a costi realmente sostenuti, e riprova vi sarebbero le scritture di magazzino. E il gup, Cristian Colombo, li ha assolti.