
Ousseynou Sy, autista di 47 anni, ieri era in aula: parlerà prima della sentenza
Milano, 9 luglio 2020 - Sequestro con finalità di terrorismo, strage e incendio: il pm di Milano Luca Poniz nella requisitoria del processo a carico di Ousseynou Sy, il 47enne che il 20 marzo del 2019 dirottò un pullman con a bordo 50 ragazzi, ha riformulato, aggravadola, l’accusa di sequestro. Per questi motivi il pm, ieri all’aula bunker di via Filangeri, ha chiesto di condannare Ousseynou Sy a 24 anni di carcere. Il pm, nel calcolare la pena e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ha considerato anche i reati di lesione e resistenza, ma ha anche chiesto la concessione delle attenuanti generiche per il buon comportamento processuale di Sy.
L’attentatore ha seguito attentamente ogni udienza e ha mostrato collaborazione. L’esame di parte ha rinunciato all’esame di tutti i 50 ragazzini evitando loro di rivivere e ricordare quella tragica esperienza definita "scioccante" per la quale la maggior parte delle vittime è in cura da uno psichiatra per i sintomi da stress post traumatico. Quanto alla riformulazione del capo di imputazione, il pubblico ministero ha contestato il sequestro con finalità terroristiche ritenendo che fosse questa l’ipotesi "più plausibile", perché Sy, di origine senegalese, con la sua azione avrebbe avuto lo scopo di "intimidire la popolazione, l’opinione pubblica, le istituzioni, in particolare il governo italiano e ha cagionato il pericolo per la pubblica incolumità". Secondo la ricostruzione del pm Poniz, quella di Sy "è stata un’azione posta in essere da un soggetto solitario al di fuori da organizzazioni criminali. Un insospettabile con una vita lineare e serena ed è stata dettata da una ragione politica che rimane sullo sfondo". Si è trattato in sostanza di un gesto dimostrativo "contro una politica migratoria del Governo vissuta da lui come un’ingiustizia, per ottenere un intervento immediato e una generica riscrittura dei rapporti tra Italia e Africa".
Interrogato in aula a gennaio l’uomo aveva detto che il suo scopo era "entrare in uno dei tribunali più grandi al mondo per raccontare l’orrore impunito che stava accadendo davanti agli occhi di tutti", cioè la situazione dei migranti morti nel Mediterraneo e il suo piano era stato messo a punto dopo "il decreto Salvini bis". Per il pm, ha ribadito Sy in aula, la sua destinazione era l’aeroporto di Linate "come se fosse un luogo simbolico dove compiere il suo gesto che in quel modo avrebbe avuto più risalto". Ora la parola passa alle parti civili.