REDAZIONE CRONACA

Cacciatori in estinzione: 26mila doppiette perse in 12 anni .“Ma così si abbandona un presidio del territorio”

Duemila tesserini in meno ogni 12 mesi, crollo a Bergamo e Brescia. Le associazioni venatorie: “Crescono i danni”. Gli ecologisti: sono troppi e concentrati dove si consuma suolo libero

Un cacciatore

Un cacciatore

Più di 26mila cacciatori in meno in dodici anni, un calo di oltre 2mila tesserini fra quelli rilasciati annualmente da Regione Lombardia. A soffrire di più la riduzione dei cacciatori sono le province dove, storicamente e culturalmente, l’attività venatoria è più radicata, a partire da Brescia che, secondo i dati provinciali pubblicati da Caccia&Dintorni (con nota polemica verso il ‘malgoverno-caccia in Lombardia), ha perso quasi 10mila cacciatori (ne restano poco meno di 18.400), seguita da Bergamo (-3.406); stabile Sondrio (-64).

“Dove c’è un ambiente che è rimasto integro, non compromesso dall’attività agricola intensiva, dove non ci sono forme di caccia che sono prese di mira dalla normativa, come le piccole specie migratorie, i cacciatori hanno avuto un calo inferiore – è il commento di Marco Bruni, presidente Federcaccia Lombardia –. Brescia e Bergamo patiscono di più, la politica non ha tutelato questi territori, che non vuol dire non rispettare le leggi, ma accompagnare i cacciatori in modo graduale verso un nuovo modo di andare a caccia”. Così si rischia di perdere un presidio, sostengono le doppiette. “Se ti perdi in montagna, i primi che vengono a cercarti sono i cacciatori, che conoscono ogni sentiero. E poi c’è un tema di controllo ambientale. Cinghiali, lupi, cormorani, corvidi: vogliamo tornare a 500 anni fa? Poi abbiamo la diffusione della Psa con i cinghiali, ma anche della blue tongue, diffusa dai moscerini legati alla presenza dei cervi, ma anche la West Nile è legata ai corvidi”.

Di tutt’altro parere il mondo ambientalista, secondo cui i dati rischiano di esser fuorvianti. “Già prevediamo che la Regione userà i numeri del calo dei cacciatori nelle memorie del ricorso (sul posticipo della caccia, rinviata in Lombardia al 2 ottobre, ndr) – commenta Katia Impellittiere, vicepresidente Lac –. Innanzitutto, il numero dei cacciatori risulta in drastico calo è irrilevante per l’impatto che la caccia ha sulle specie. Poi i numeri vanno letti tenendo presente la perdita di territorio agro-silvo-pastorale (tasp), per cui i cacciatori che hanno a disposizione un territorio utile sono molti di più di quelli di 10 anni fa”.

Esistono dei vincoli di densità venatoria, cioè i cacciatori ammissibili negli ambiti territoriali di caccia ma “le norme introdotte in Regione Lombardia hanno reso sempre più facile eludere il limite imposto. L’indice risulta superato nella Provincia di Brescia e Bergamo negli Atc e nella maggior parte dei comprensori alpini dove i cacciatori, a dispetto del trend in calo, sono superiori a quelli che il territorio sarebbe in grado di sostenere”.

Secondo i dati forniti dalla Lac, solo Cac Val Brembana, Val Seriana e Media Val Camonica rispettano l’indice di densità venatoria; nel Cac Sebino quelli ammessi sono il 320% in più di quelli ammissibili, il 323% in Cac Val Trompia, 234% in quello delle Prealpi Bergamasche (2024/2025). “Quindi, se è vero che si riduce il numero di tesserini venatori rilasciati, è altrettanto vero che sono concentrati in un territorio dove c’è perdita di suolo drastica”.