SIMONA BALLATORE
Cronaca

Calo demografico in Lombardia, l’effetto sulla scuola: asili chiusi e istituti accorpati. Persi 30mila alunni

Da settembre 19 presidi in meno in Lombardia, salvato (per ora) l’organico. Posti di lavoro a rischio nei prossimi anni, ma aumentano i bisogni educativi

Un'aula scolastica (foto di repertorio)

Già da settembre si perderanno 19 autonomie scolastiche in Lombardia, che significa 19 dirigenti scolastici in meno, salvo deroghe last minute da richiedere entro venerdì, come previsto dal decreto Milleproroghe approvato il 28 dicembre. È il primo effetto del “dimensionamento“: al di sotto dei 600 alunni - vuole la regola - gli istituti andranno “accorpati“ ad altri (l’edificio resta, la segreteria è condivisa), salvo eccezioni ed esoneri e con un occhio di riguardo alle comunità montane.

"Nove gli accorpamenti già previsti a Milano, cinque sono stati rinviati all’anno prossimo – fa il punto Massimiliano Sambruna, Cisl Scuola Milano –. In alcuni casi speciali si conferma l’autonomia nonostante i numeri, come per le medie Vivaio o per il comprensivo Trilussa". Dal 2024/25 dovrebbero essere quindi 1.115 gli istituti lombardi (1.096 autonomie scolastiche più 19 centri provinciali per l’istruzione degli adulti, i Cpia). Quest’anno sono 1135, con 1.117 autonomie scolastiche. Tra tutti gli ordini e gradi gli studenti sono scesi del 2,52% in tre anni: da 1.161.854 a 1.132.564.

L’effetto culle vuote si nota ancora tra le scuole dell’infanzia: erano 102.666 gli iscritti negli asili lombardi nel 2021/22, sono scesi a 99.242 nel 22/23 e a 97.884 quest’anno, con una variazione del -4,66% rispetto a tre annate fa. Alla primaria la contrazione è del 3,85% e si è passati da 400.188 a 384.788 alunni. Comincia a farsi sentire forte il calo demografico alle medie (-2,87%, da 264.826 a 257.216).

A livello milanese, saranno accorpate anche quattro scuole superiori: qui la diminuzione delle iscrizioni ha cominciato a intravedersi solo due anni fa, dopo un trend di crescita continua. In Lombardia si è passati da 394.174 studenti delle superiori nel 2021/22 ai 392.676 attuali (-0,38%). Le quarte e le quinte, ancora popolose, compensano il crollo dei nuovi iscritti, che a settembre sono stati 78.249, il 4,6% in meno rispetto all’anno prima (a Milano sono 24.134 i primini, erano quasi mille in più nel 2022/23).

"Per quest’anno, nonostante il calo demografico, non è stato tagliato l’organico – spiega Sambruna – . Ma la preoccupazione per i prossimi anni c’è, soprattutto per il personale tecnico-amministrativo". La dotazione del personale, infatti, dipende strettamente dal numero di alunni: per esempio dall’infanzia alle medie, fino a 300 alunni si ha diritto a un assistente amministrativo e a quattro collaboratori scolastici; le scuole con 600 alunni hanno tre assistenti amministrativi e sette bidelli, che sopra i 1.200 alunni diventano 12, con sei assistenti amministrativi. Se in tre anni si sono persi in Lombardia quasi 30mila alunni, il numero di posti di lavoro a rischio inquieta parecchio le scuole, sempre più in competizione anche durante gli open day.

Sul fronte docenti , quest’anno sono stati 95.555 i posti in organico assegnati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito alle scuole lombarde, più 7.176 posti di potenziamento e, per la prima volta, sono stati aggiunti anche altri 1.034 posti di potenziamento per il sostegno, dedicati alle fragilità, per rispondere a un’esigenza che cresce di anno in anno.

"Crediamo che il personale debba essere salvaguardato anche nei prossimi anni – prosegue il sindacalista –. Diminuiscono gli alunni, ma non diminuiscono certo gli spazi. Se finora abbiamo fatto i conti con classi-pollaio, con il calo degli alunni si può fare un altro tipo di ragionamento, puntando su classi più contenute e su una didattica differente".

A questo si incrociano altri due temi: a fronte di una diminuzione costante degli alunni, c’è un incremento - altrettanto costante - delle disabilità e dei bisogni educativi speciali, che richiedono più personale. E, a Milano, ad aumentare vertiginosamente è anche la domanda di tempo pieno, già garantita nel 93% delle primarie ma richiesta dal 98% delle famiglie. Alle quali non dispiacerebbe un tempo prolungato anche per le medie, dove invece l’offerta è molto meno capillare (5,6%).