PAOLA PIOPPI
Cronaca

In cassa integrazione per il solleone contro i colpi di calore. Carabinieri nei cantieri: lavoratori da tutelare

Le norme impongono lo stop quando la temperatura supera i 35°. Nonostante i regolamenti di Inps e Inail molti datori ignorano il divieto

Cantiere in strada: lavoratori in azione (foto di archivio)

Cantiere in strada: lavoratori in azione (foto di archivio)

Como – Quando la temperatura supera i 35 gradi, tutti i lavoratori che sono esposti a queste ondate di calore devono essere sollevati dallo svolgimento delle loro attività, a tutela della loro salute. Per contro, i datori di lavoro possono beneficiare di una specifica cassa integrazione a compensazione delle ore di lavoro che non vengono svolte. Lo stabilisce un provvedimento dell’Inps entrato in vigore a luglio dello scorso anno, tornato di grande attualità in questi giorni, al punto che i carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Como stanno svolgendo controlli mirati sul territorio, analogamente a quanto sta avvenendo anche in altre province.

Il fine è chiaro: tutelare i lavoratori dal rischio di colpi di calore e crampi causati da temperature insostenibili, così come dall’esposizione alle radiazioni solari particolarmente aggressive, per prevenire il rischio di infortuni, malori e malattie professionali. Il messaggio divulgato da Inps e Inail parla chiaro, e riguarda anche casi in cui la temperatura sia inferiore, ma percepita come più elevata. “Anche temperature inferiori a 35° centigradi – spiegano - possono determinare l’accoglimento della domanda di accesso al trattamento ordinario, qualora entri in considerazione la valutazione anche della temperatura “percepita“, che è più elevata di quella reale”.

Per esempio, “se le attività sono svolte in luoghi che non possono essere protetti dal sole o se comportano l’utilizzo di materiali o in presenza di lavorazioni che non sopportano il forte calore. La valutazione, dunque, non deve fare riferimento solo alla temperatura ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori”. Sono inoltre indicate le mansioni che ricadono in questa tutela: lavori di stesura del manto stradale, rifacimenti di tetti e di facciate di edifici, lavorazioni all’aperto che richiedono strumenti di protezione, agricoltura nei campi, e in generale tutte le fasi lavorative che avvengono in luoghi non riparati dal sole o con l’utilizzo di macchinari sensibili al calore.

Rientrano infine i lavori che avvengono al chiuso in luoghi non ventilabili o raffreddabili. I carabinieri di Como nell’ultima settimana hanno già proceduto a verifiche delle condizioni lavorative in alcuni cantieri, a carico di lavoratori impegnati in manutenzioni a bordo strada e presso aziende agricole, anche nel caso in cui erano presenti serre o capannoni. Le condizioni rilevate sono ora in corso di valutazione in base a quanto prevede la normativa, ma nel frattempo gli accertamenti proseguono. Le sanzioni prevedono l’arresto fino a tre mesi e ammende pecuniarie, che possono essere inasprite in caso di danni alla salute dei lavoratori.