
L'altarino dedicato a Emanuele Sibillo rimosso dai carabinieri
Napoli - Provocazione? Scherzo malriuscito? Emulazione di modelli scellerati? O una manifestazione che è segno di un profondo disagio del territorio? Dopo lo scandalo suscitato dagli altarini destinati ad omaggiare la memoria dei camorristi, spunta l'apologia sul web dei "boss che hanno fatto la storia di Napoli". A denunciarlo è un consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli di Europa Verde: "Stanno impazzando nei social alcuni video che illustrano le "gesta di questi criminali, ma quello che più inquieta è il riscontro che i filmati ottengono sul web. Il video dedicato al boss Emanuele Sibillo ha ricevuto oltre 58mila like. Segno evidente di una pericolosa deriva sociale che sta investendo la città e che rischia di suscitare un fascino perverso su migliaia di adolescenti e giovanissimi".
Nei video in questione si usano hashtag come 'gangster' e 'crimine top', oltre che il simbolo del dollaro per ricordare le ricchezze accumulate dai boss. I post vengono da account non facilmente identificabili, ed a riscuotere particolare successo, come ricorda Borrelli, sono quelli su Emanuele Sibillo, baby boss dell'omonimo clan ucciso nel 2015 a 19 anni in un agguato da parte di un gruppo rivale. Già esponente di punta della cosiddetta "paranza dei bambini", agguerrito gruppo di malavitosi cui Roberto Saviano ha dedicato un libro diventato film nel 2019, diretto da Roberto Giovannesi, Sibillo dopo la sua morte è stato "venerato come San Gennaro", scriveva un gip napoletano occupandosi della cosca.
Le sue ceneri erano custodite in un'urna collocata dai familiari dentro un altarino della Madonna, nel cuore del centro storico cittadino. E i commercianti ai quali il clan Sibillo rivolgeva richieste di pizzo erano costretti a inginocchiarsi davanti alle "reliquie". L'urna, vicino alla quale c'era un busto raffigurante Emanuele, è stata rimossa con tutto il resto dell'iconografia malavitosa nell'aprile scorso, durante un maxiblitz contro i Sibillo con 21 arresti. Un mese prima la prefettura di Napoli aveva censito in città una quarantina tra murales e altarini inneggianti alla camorra, e da allora numerosi sono stati gli interventi di "bonifica".
Più difficile forse sarà intervenire nel mare magnum del web, dove c'è perfino chi cerca di speculare facendo diventare la camorra un vero e proprio brand. Un altro consigliere regionale, Severino Nappi (Lega), ha segnalato su un noto sito di e-commerce una inserzione che propone a 24,09 euro magliette - prodotte all'estero - con la scritta "camorra" e il disegno di una piovra che campeggiano sullo Stivale bianco, rosso e verde. "Una volgarità - commenta Nappi - che oltre a rappresentare l'ennesima preoccupante celebrazione delle organizzazioni criminali, offende i napoletani e l'intero Paese".