Milano – La Candida auris è fungo lievitiforme isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone da un campione proveniente dall'orecchio di una donna. A differenza di altre forme conosciute di Candida, si comporta in modi inaspettati e preoccupanti, causando seri quadri clinici nelle persone fragili (neonati, anziani, pazienti con un sistema immunitario debilitato o con malattie croniche), tanto che gli esperti dei Ccm (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) delle varie Nazioni l'hanno definita una "seria minaccia per la salute globale".
Super resistente
Le principali caratteristiche che rendono la Candida Auris pericolosa sono la sua resistenza alle principali categorie di antimicotici, la sua capacità di sopravvivere per molto tempo nell'ambiente, e le difficoltà di eradicarla dall’organismo.
Difficile identificazione
Essendo poi un fungo di recente identificazione, risulta tuttora difficile individuarla nei laboratori di analisi, che non dispongono di tecnologie specifiche con conseguente gestione inappropriata delle persone infettate il possibile sviluppo di focolai. Spesso, nei test di laboratorio la Candida auris può essere confusa con altre specie di Candida (in particolare Candida haemulonii): per questo sono necessari test basati sulla tecnologia MALDI-TOF (Matrix Assisted Desorption Ionization-Time Of Flight), anche non tutti i database di riferimento di queste macchine includono questa specie.
La mortalità
In base ai dati fin qui a disposizione la letalità della forma invasiva è tra 30% e 70% dei casi. L’infezione che riesce ad arrivare al sangue risulta letale per la metà dei pazienti entro 90 giorni. Finora però, la Candida auris ha causato episodi sporadici ed epidemie in ambito ospedaliero, ma rimane un osservato speciale e si aggiunge alla schiera di microrganismi che nel giro di pochi decenni potrebbero minacciare seriamente la salute mondiale.
Come si trasmette
La Candida auris può trasmettersi attraverso il contatto con superfici contaminate o il contatto tra persone colonizzate o infette. Sono più a rischio i pazienti che hanno problemi di salute preesistenti ospedalizzati o si trovano in case di cura e necessitano di cateteri vescicali, cateteri venosi centrali, tubi per tracheotomia.
I legami col Covid 19
Il ministero della Salute spiega che “Molte caratteristiche di questo microrganismo non sono ancora chiare, come, ad esempio, la sua provenienza e i meccanismi di resistenza e i motivi delle frequenti infezioni verificatesi negli ultimi anni in luoghi diversi nel mondo. Diversi studi scientifici allertano sulla frequenza di infezioni da C. auris in pazienti COVID-19 in vari Paesi.
I sintomi da tenere d’occhio
I segni e sintomi dell’infezione da Candida auris variano in base al sito corporeo interessato, tuttavia i sintomi potrebbero non essere evidenti in quanto i pazienti che contraggono l’infezione sono spesso già ospedalizzati e affetti da altre patologie che possono ostacolarne la diagnosi. I quadri clinici più frequenti sono infezioni del torrente ematico, infezioni intra-addominali, infezioni di ferite, otiti. Il fungo è stato isolato da liquido biliare, tratto respiratorio e urina, ma non è ancora chiaro se possa provocare infezioni, a polmoni e vescica.
Come si cura
La maggior parte delle infezioni da Candida auris sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine. Alcune infezioni risultano particolarmente difficili da trattare a causa della multiresistenza, questo comporta una terapia con più farmaci e a dosi più elevate. Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi, pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento dell'infezione, perché i pazienti che vengono colonizzati sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.
I pazienti infetti
I pazienti potenzialmente o già colonizzati o infettati devono essere ricoverati in stanza singola e tutti i visitatori e il personale di assistenza devono osservare la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o soluzione idroalcolica o clorexidina), indossare camice e guanti monouso, assicurare la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti.