ANDREA GIANNI
Cronaca

Lavoro, caporalato e sfruttamento: piazze addio, ora si recluta su WhatsApp e Telegram

Così cambia lo sfruttamento: contatti per telefono, gruppi piccoli e passaparola. E chi rivendica diritti fuori con un clic

Said Salah Ibrahim Abdelaziz e Samir Mohamed Said, morti nel cantiere di Moltrasio

L’operaio egiziano 31enne schiacciato una settimana fa da un pantografo elevatore in un cantiere a Cascina Merlata, nuovo quartiere residenziale alla periferia di Milano, è ancora in ospedale, in gravi condizioni. Una delle tante vittime nella catena sempre più lunga di appalti e subappalti, nei cantieri più piccoli o nelle grandi opere dal business milionario. Sull’infortunio a Cascina Merlata i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro all’Impresa Percassi, storica azienda lombarda che ha appaltato i lavori, fissato per i prossimi giorni.

"Ci sono aspetti che vanno chiariti – spiega Alem Gracic, segretario generale milanese della Filca-Cisl –. Soprattutto in questo periodo la frammentazione degli appalti, i ritmi di lavoro elevatissimi e l’apertura di una miriade di imprese edili opache stanno facendo esplodere i problemi del nostro settore". Appalti che nascondono un esercito di "fantasmi" e operai sfruttati come Samir Mohamed Said e Salah Abdelaziz, i due egiziani morti mercoledì mattina in un cantiere edile sul lago di Como. Il reclutamento della manodopera irregolare e a basso costo non avviene più nelle piazze, all’alba.

I caporali sfruttano la tecnologia, e per trovare lavoratori usano gruppi Telegram o WhatsApp, eludendo ogni possibile controllo. Basta un messaggio per raccogliere le disponibilità, per poi contrattare con la squadra le paghe in nero e fissare l’appuntamento nel cantiere. Gruppi ristretti, quasi sempre formati da stranieri originari dello stesso Paese. "I contatti vengono gestiti sempre al telefono – ha spiegato uno di loro – tra di noi si usa il passaparola, si va sulla fiducia. Se c’è bisogno di un operaio in più conosco chi consigliare, perché si sa chi lavora più o meno bene".

E chi sgarra, perché prova a chiedere il rispetto dei diritti, finisce fuori dal giro con un clic. Il passaparola serve anche per escludere chi può mettere a rischio la catena di sfruttamento. E i caporali, secondo quanto emerge dalle esperienze raccolte dai sindacati, non chiedono più all’operaio una parte del guadagno in cambio della possibilità di lavorare ma vengono pagati direttamente dalla ditta che si serve della manodopera. Sono "a libro paga" come reclutatori, spesso assunti con un regolare contratto e con mansioni fittizie, con il compito di gestire una rete di contatti in grado di recuperare operai a basso costo e in tempi brevi. "Sono situazioni che sfuggono al controllo dei sindacati – prosegue Gracic – noi interveniamo quando è troppo tardi, quando c’è un infortunio oppure quando gli operai non vengono pagati e si rivolgono a noi in cerca di tutele".

Lavoro nero o grigio, contratti irregolari, nessuna formazione, ditte che aprono e chiudono nell’arco di pochi mesi, datori di lavoro che spariscono senza pagare. Problemi fotografati anche dai dati. "La relazione dell’Ispettorato nazionale del lavoro – spiega la segretaria confederale Uil Milano e Lombardia – ha evidenziato per la Lombardia il 65% di irregolarità riscontrate nelle aziende controllate e oltre 1.700 violazioni su salute e sicurezza. Occorre intervenire subito per arrestare questa diffusa irregolarità". Intanto alcuni politici di diversi schieramenti hanno firmato l’appello con il quale Cgil, Cisl e Uil nei giorni scorsi hanno chiesto un impegno concreto per la sicurezza sul lavoro. "Noi non vogliamo limitarci a dei propositi – sottolinea il segretario generale della Uil Lombardia Enrico Vizza – ma vogliamo fatti concreti per combattere queste stragi".