SIMONA BALLATORE
Cronaca

Verso il Conclave: i due grandi elettori, gli anziani e il traghettatore. Geopolitica lombarda dei porporati

Milano, la diocesi più grande d’Europa, senza un posto alla Sistina per la prima volta dal 1878. Ipotesi di un ascolto informale. Il consiglio degli emeriti, il ruolo dei novizi e l’esperienza diplomatica del 91enne Re che ha salutato il pontefice con la sua omelia

San Pietro dall'alto

San Pietro dall'alto

Milano – Due lombardi saranno tra i “grandi elettori“ chiamati a scegliere il successore di Papa Francesco: Pierbattista Pizzaballa e Oscar Cantoni. Il primo è il patriarca latino di Gerusalemme, francescano, da venti anni in Terra Santa ma originario di Cologno al Serio, nella bergamasca, dov’è nato 60 anni fa, il 21 aprile. È stato nominato cardinale da Papa Francesco come Cantoni, 74 anni, vescovo di Como, originario di Lenno (porporato da tre anni). Ad avere origini lombarde è anche il “traghettatore“, Giovanni Battista Re, nato a Borno, in Val Camonica (Brescia): suo il compito di presiedere le esequie di Papa Francesco in qualità di cardinale decano, suo il compito di aprire il conclave, anche se poi non potrà sedere tra i 135 elettori (dei 252 cardinali attuali) per sopraggiunti limiti d’età: ha 91 anni, dagli 80 in su non si può votare.

PIZZABALLA
Pierbattista Pizzaballa

Per la stessa regola restano fuori Angelo Scola (83 anni, di Malgrate) - arcivescovo emerito di Milano nonché uno dei favoriti nel 2013, quando fu eletto Jorge Mario Bergoglio - e Gianfranco Ravasi (82 anni), biblista nato a Merate, che pure aveva partecipato alla tornata di 12 anni fa (erano sette i lombardi) e ricordato, su Qn Il Giorno, che all’ultima votazione - prima della fumata bianca - arrivò in ritardo con Bergoglio: “Non ci conoscevamo, discutevamo di libri. Venne il cerimoniere a chiamarci: un paio d’ore dopo era diventato Francesco”.

RAVASI
Gianfranco Ravasi

Tra gli over 80 anche Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova con radici bresciane e Francesco Coccopalmerio, nato 87 anni fa a San Giuliano Milanese, presidente emerito del Pontificio consiglio per i testi legislativi.

Resta fuori Milano - non accadeva dal 1878 - non per età, ma per titoli: l’arcivescovo Mario Delpini (73 anni, originario di Gallarate) non è stato nominato cardinale da Papa Francesco, anche se a volerlo alla guida della più grande diocesi d’Europa fu proprio Bergoglio, nel 2017. Non mancò qualche polemica in passato, anche alla nomina del “vicino di casa“ Cantoni, ma Delpini - battute a parte - si chiamò fuori: “Sono del tutto d’accordo con il Papa che non procede per inerzia nella scelta dei cardinali, ma prende decisioni con criteri che lui ritiene opportuni”.

DELPINI
Mario Delpini, arcivescovo di Milano

La Diocesi di Milano potrebbe essere stata comunque “ascoltata“ prima dell’apertura dei lavori: uno dei cardinali citati oggi tra i più papabili, Matteo Zuppi, ha incontrato Delpini a Bologna venerdì, prima di partire per Roma. Il pranzo riservato era in agenda da una ventina di giorni, ma è verosimile che - cambiando improvvisamente lo scenario con la morte del pontefice - si siano confrontati anche sul futuro della Chiesa. Nell’affollatissimo conclave, mancano all’appello pure Berlino e Parigi. Francesco ha nominato 133 cardinali da 71 Paesi facendo partecipare al voto Diocesi di frontiera. Limiti d’età e titoli valgono solo per gli elettori, qualsiasi uomo cattolico e celibe - sulla carta - potrebbe diventare Papa.