Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli allarmi riguardo la carenza di medicinali (fra cui alcuni dei più comuni come Apirina e Tachipirina) nelle farmacie italiane. Un allerta ribadita dal presidente dell'Ordine dei farmacisti italiani, Andrea Mandelli corredata dalla lista dei 3200 farmaci di difficile reperimento pubblicata sul sito di Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Ma qual è la situazione reale? Rischiamo veramente di presentarci al bancone della farmacia per avere la Tachipirina e sentirci rispondere è finita?
La carenza di farmaci
"Non c'è un allarme reale" sulla carenza di farmaci in Italia. "Direi che in larga parte è una distorsione comunicativa. I farmaci di cui c'è una vera carenza, tra i 3.197 che l'Aifa mette sul sito", inclusi in un elenco che viene aggiornato costantemente, "sono 30. Di 300 che importiamo dall'estero, 30 sono realmente essenziali. La maggior parte sono farmaci di cui non c'è più la produzione, che non sono in commercio, ma quasi tutti hanno un equivalente o un'alternativa terapeutica. Quindi ci tengo a dire che si tratta forse di una comunicazione non perfetta, un po' distorta, nel senso che ci vuole un dialogo importante tra medici, farmacisti, associazioni di categoria" ha detto Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, questa mattina ai microfoni di Sky Tg24.
Caso eccezionale?
La situazione di quest'anno non è tanto differente da quanto accaduto negli anni passati (e in particolari nei due anni di pandemia di Covid). "E' una situazione che in generale si ripete ogni anno - ci spiega un manager di una grande azienda farmaceutica multinazionale con sede in Lombardia che per ovvi motivi preferisce restare nell'anonimato - ed è legata alla questione del costo di magazzino di fine anno e al raggiungimento del budget per premi al managment e per i commerciali".
Cosa manca
Quest'anno però la situazione è aggravata dalla carenza di contenitori (packaging) e componenti che arrivano soprattutto dai Paesi asiatici. "I farmaci hanno catene globali lunghissime e la situazione internazionale attuale (Covid e guerra in Ucraina) stanno mettendo in evidenza i punti deboli del globalismo. Occorre considerare che i materiali utilizzati (come ad esempio l'alluminio per le confezioni) che arrivano spesso da paesi poveri devono essere super controllati. Poi c'è anche il fatto che con il Covid 19 le major del farmaco hanno raggiunto gli obiettivi di vendita già a ottobre/novembre. Quindi tutto è stato rallentato e non a caso qualcosa si è sbloccato dal 2 gennaio, col nuovo anno".
Materie prime e contenitori
Riassumendo dunque la produzione di materie prime se non di farmaci che avviene soprattutto in pesi come Cina ed India, ma in ogni caso spesso all'etero, ha mostrato la corda. Non a caso Palù ha detto oggi che "la maggior parte dei prodotti attivi chimici viene prodotta in India e in Cina. Ma solo 30 sono veramente essenziali perché non trovano un corrispettivo prodotto da un'industria italiana. Sono farmaci che vengono usati in sala operatoria", in particolare. "Degli antinfiammatori, dei cortisonici, dei miorilassanti e degli antibiotici abbiamo sempre valide alternative".
Le "colpe" della globalizzazione
Ciò, come in altri settori industriali, invita a una riflessione seria sulla necessità di autonomia nazionale nei vari settori a partire dall'autonomia energetica (come si è capito con la guerra in Ucraina e le forniture russe) passando per quella produttiva (detto che le materie prime o ce le hai o non ce le hai).
"Se qualcosa ci ha insegnato la pandemia, dobbiamo tener conto che noi abbiamo delocalizzato molta della produzione: eravamo i primi al mondo nella chimica, oggi le materie prime ci arrivano in larga misura dall'estero. Quindi, forse, quello che si chiama con un anglicismo 'reshoring', riportare in patria alcune produzioni, sarà opportuno. E nel medio-lungo periodo anche il nostro Paese deve confrontarsi con queste esigenze".
Quali farmaci mancano?
Nell'elenco dell'Aifa che ha generato allarme si segnala la carenza di molti farmaci fra i quali alcuni comunissimi come l'Amoxocillina, l'Aspirina, l'Augmentin (uno degli antibiotici ad ampio spettro più diffusi), il Clenil (per aerosol), Fluifort, Gaviscon, Ibuprofene, Lasix (uno fra i diuretici più comuni), Malox, Mucosolvan (sciroppo mucolitico), Neo Borocillina (caramelle per la gola), Nurofen (antiffiammatorio), Omeoprazolo e Pantoprazolo (gastroprotettori) fino alla Tachipirina. Già negli scorsi giorni in alcune farmacie in Italia poteva essere difficile trovare alcuni di questi farmaci, ma in ogni caso si trovano sempre alternative con farmaci equivalenti o generici (stesso principio attivo). La situazione può anche variare da zona a zona. Se ad esempio siamo in una città o regione dove in questa fase c'è un picco influenzale può capitare di trovare farmacie sguarnire, mentre ciò non accade dove il picco c'è già stato o deve ancore arrivare.
Resteremo senza Tachipirina e Aspirina?
Ma richiamo veramente nei prossimi giorni di presentarci al bancone della farmacia e non trovare i medicinali più comuni? "Potrebbe succedere - spiega un farmacista - ma lo ritengo improbabile. Molto dipende, sui farmaci più comuni, da come evolveranno le epidemie di Covid ed Influenza. Parte della carenza di farmaci attuale è ad esempio imputabile al picco influenzale che quest'anno pare essere arrivato in anticipo (già a dicembre rispetto un più consueto fine gennaio-inizio febbraio). C'è da dire che per questo tipo di farmaci antipiretici e antinfiammatori compresi gli antibiotici esistono alternative e generici che possono sostituirli".
L'Italia è preparata?
L'Italia, tiene a precisare il presidente di Aifa, "è un passo avanti alle altre nazioni europee, soprattutto per quanto riguarda la regolazione e la carenza dei farmaci, c'è un'alta professionalità tra i dirigenti" dell'Agenzia. E "c'è una pagina in costante aggiornamento sui farmaci attualmente carenti che può essere regolarmente visitata da medici, professionisti, farmacisti. Quindi io non mi preoccuperei. Non c'è un allarme reale", ribadisce Palù. "Mi preme sottolineare che i cittadini non vengono mai lasciati soli: i farmacisti restano un punto di riferimento insostituibile per informare e orientare i pazienti, anche suggerendo l'utilizzo di farmaci equivalenti e alternative della stessa classe terapeutica e, laddove possibile, allestendo i medicinali nei laboratori galenici di cui molte farmacie sono dotate", aveva detto ieri il presidente dei farmacisti, Mandelli.