Lecco - "Il signor Carlo Gilardi è un cristiano vero e da musulmano l'ho sempre ammirato per il suo modo di vivere francescano. Lo conosco da quando ero piccolo, ha aiutato me e la mia famiglia in modo disinteressato, come un figlio e per questo lo ringrazierò sempre. E se io sono finito a processo, lo stesso dovrebbe accadere alle tantissime altre persone a cui lui ha dato una mano nella sua lunga vita generosa". A parlare per la prima volta è Brahim El Mazoury, 34 anni, il badante di origini marocchine a giudizio insieme ad altri con l'accusa di circonvenzione di incapace nei confronti di Carlo Gilardi, professore in pensione della provincia di Lecco che a novant'anni, senza figli e con un patrimonio consistente, si trova da mesi ospite di una casa di riposo. C'è chi sostiene da sempre per il suo bene e chi, al contrario, è convinto che sia lì all'Istituto Airoldi&Muzzi ci sia finito contro la sua volontà. Qualche settimana fa nella casa di riposo Carlo ha ricevuto la visita di Mauro Palma, Garante per le libertà che ha stabilito che l'anziano prof è stato privato delle proprie libertà individuali e per questo deve essere riportato al più presto a casa. Oggi la testimonianza del badante che cerca di fare chiarezza, pone interrogativi scomodi che svelano inquietanti scenari su questa complessa vicenda umana.
- Dal Marocco
- L'incidente probatorio
- Come un figlio
- Il badante "cattivissimo"
- La denuncia
- In casa di cura
- Prigioniero
- Le conclusioni di Brahim
Dal Marocco
"Lo conosco da quando avevo tre anni, è venuto lui all'aeroporto di Malpensa ad accoglierci insieme a mia madre e ai miei fratelli. Nel 1989 aveva conosciuto mio padre che dal Marocco era venuto in Italia a cercare lavoro. Siccome non aveva un soldo, lui l'aveva ospitato nella sua casa in località Cerè. Da quel giorno mi ha trattato come un figlio e per me lui è stato come un padre". Il racconto di Brahim prosegue. "Lui ha dato una mano alla mia famiglia anche quando mi hanno dovuto operare al cuore all'ospedale di Bergamo. Nel mio Paese non ce lo saremmo mai potuti permettere". E ancora "Dal 2011 al 2016 sono tornato in Marocco per lavorare come muratore. Nel dicembre 2016 sono rientrato in Italia a vivere con la mia famiglia che nel frattempo ha comprato una casa a Brivio". In quella casa verrà poi ospitato anche Carlo Gilardi fino al giorno in cui lo verranno a prendere gli assistenti sociali per portarlo in casa di cura.
L'incidente probatorio
La circostanza ricordata da Brahim è stata confermata anche durante l'incidente probatorio del 15 febbraio scorso". Al giudice Salvatore Catalano e al pubblico ministero Andrea Figoni quel giorno Carlo Gilardi spiega di conoscere la famiglia di Brahim. "Sono care persone - dice l'anziano professore, sono mulmani ma sono care persone. Non abbiamo mai interferito in materia religiosa. Anzi, papà è un sacerdote musulmano e io sono un laico cristiano". Alla domanda dell'assistente sociale Carlo conferma anche di aver aiutato economicamente il signor Brahim: "L'ho aiutato con tutto il cuore, perché aveva bisogno in determinati momenti. Quanto non me lo ricordo più. Ma forse 20mila euro". Carlo Gilardi conferma anche di aver aiutato la famiglia di Brahim. "Ma ho detto che non voglio indietro niente. Si trovavano in condizioni di grande difficoltà perché avevano la bellezza di sette figli".
Come un figlio
Sempre durante la testimonianza resa nell'incidente probatorio davanti al giudice Catalano Carlo Gilardi chiarisce la natura del rapporto che lo legava a Brahim. L'occasione arriva dopo una domanda dell'assistente sociale circa l'acquisto di un automezzo, un Apecar Piaggio. L'ex professore racconta che lo aveva comprato lui "ma lo guidava lui perché io non posso più". Carlo Gilardi aggiunge ancora più chiaramente di aver detto a Brahim di usare il mezzo liberamente. E poi: "Ho un rapporto tra padre e figlio, non un rapporto tra badante e badato, ma tra padre e figlio. Gli voglio bene perché è un ragazzo sincero". Successivamente l'anziano prof addirittura sarà - se si può - ancora più illuminante circa il suo spirito generoso. Quando l'assistente sociale gli chiede se "lei ha sempre dato soldi alla gente", Carlo Gilardi non esita: "Eh, mi vergogno a dirlo, ma è così. Ma senza pretendere. Qualcuno mi ha restituito qualcosa, ma io dimentico". Successivamente spiegherà di aver dato "un milione di lire a un certo Mamadou".
Il badante "cattivissimo"
Nell'incidente probatorio l'avvocato Nicolas Pistollato, difensore di Brahim El Mazoury, ricorda a Carlo Gilardi di aver sporto, in autonomia" alcune denunce ai carabinieri ma perché nessuna nei confronti del suo assistito. Ecco cosa risponde il professore: "Perché Brahim non ha mai fatto nulla di male. Brahim è sempre stato cortese con me. A Brahim voglio dare anche la mia proprietà del Cerè". E ancora: "Si è mai sentito intimorito o minacciato da Brahim", gli chede ancora l'avvocato Pistollato. Carlo Gilardi risponde così: "Mai. Mai. Mai. Brahim è un ragazzo che se mi deve rimproverare, mi rimprovera, anche perché gliel'ho detto io. Ma non che mi faccia delle minacce". Perché allora Brahim è stato denunciato con l'accusa di circonvenzione di incapace se la persona che avrebbe circuito - Carlo Gilardi - è la prima ad escluderlo? E soprattutto: che fine hanno fatto le altre denunce presentate ai carabinieri dallo stesso Gilardi nei confronti di altri soggetti?
La denuncia
"Sono stato denunciato per circonvenzione di incapace insieme agli altri sei nel 2017 dall'avvocato Adriana Lanfranconi - racconta Ibrahim El Mazoury -. Però vengo a sapere della denuncia solo due anni dopo, nel 2019, dalla stessa Lanfranconi che però dice di volermi assumere come badante perché il signor Gilardi voleva così". Ma non è finita. "L'avvocato Lanfranconi aggiunge che si sono sbagliati, che anche il sindaco di Airuno dice che noi siamo una famiglia pulita, che uno dei miei fratelli è in Guardia di Finanza e l'altro è medico". Così Brahim viene assunto a tempo indeterminato come badante di Carlo, che a sua volta diventa ospite della famiglia El Mazoury nella casa di Brivio. "Carlo da noi ci è venuto volentieri e non perchè costretto". In riferimento a questo aspetto ecco cosa dice l'anziano professore durante l'incidente probatorio. Alla domanda dell'avvocato Pistollato se "Brahim la faceva stare bene?" lui risponde così: "Assolutamente. Mi preparava la colazione, la sua moglie. Tanto è vero che io avevo vergogna perché non sono abituato e lei invece mi preparava del thè e brioches. Mi faceva stare bene ma non volevo dipendere da loro". Un buon trattamento sebbene poi Carlo Gilardi preciserà di non voler tornare da loro (nel caso dovesse lasciare la casa di cura), risposta coerente con il carattere indipendente.
In casa di cura
"Ho lavorato circa un anno come badante del signor Carlo, fino al 27 ottobre 2020, il giorno in cui gli assitenti sociali lo portano in casa di cura su ordine del giudice". Nel frattempo sono cambiate alcune cose. "L'avvocato Adriana Lanfranconi non è più l'amministratore di sostegno sostituita dall'avvocato Elena Barra, alla quale la stessa Lanfranconi mi aveva invitato a rivolgermi per difendermi dalla denuncia di circonvenzione. A me tutto questo è sembrato davvero strano e continua a sembrarlo tuttora.Come strano era il fatto che la stessa Lanfranconi fosse la collega di studio di Carolina Boghi, il primo amministratore di sostegno di Carlo Gilardi".
Prigioniero
Sempre durante l'interrogatorio Carlo Gilardi ha chiarito la sua posizione riguardo il momento in cui è stato obbligato a lasciare casa. "Quel giorno è venuto un certo avvocato, che io ho chiamato De Sicariis, per dare proprio il senso di antipatia. E' venuto e ha detto che casa mia non era abitabile forse perché lui è abituato a vivere in un ambiente cittadino, invece io amo l'ambiente campagnolo. Sono dovuto andare a Brivio e mi ha ospitato Brahim nella sua casa mettendo a disposizione una stanza per me". Poi il trasferimento lontano da Airuno. "Sono arrivati a prendermi e sono rimasto prigioniero quattro giorni in ospedale, che non avevo alcuna malattia e poi dentro recluso in un ospizio per deficienti".
Le conclusioni di Brahim
"La mia idea? Carlo è capacissimo di intendere e volere, come peraltro ha dimostrato una perizia dello psichiatra Filippo Tancredi di Bergamo da cui lo avevo accompagnato di persona perché da sempre è convinto di essere in grado di badare a se stesso. Il giorno prima di essere portato in casa di cura, giusto per far capire che tipo sia, aveva dato ripetizioni di latino e inglese ai miei nipoti. Nella sua vita Carlo Gilardi ha aiutato tantissime persone che hanno avuto bisogno, molte stranieri come me. Certo, ha dato dei soldi a me e alla mia famiglia, e per questo lo ringrazierò per tutta la vita: è un vero cristiano e lo dico da musulmano. Io sono a processo ma tanti altri che si sono approfittati di lui no. Perché? Penso che sia giusto lasciarlo libero di tornare a casa. E se non va bene la sua casa del Cerè, ne possiede un'altra in centro ad Airuno che potrebbe andare bene per lui. Ma lasciatelo libero perché Carlo non lo si tutela rinchiudendolo contro il suo volere e dicendo che non può badare a se stesso. Lo hanno detto in questi ultimi mesi le tantissime persone che lo conoscono e gli vogliono bene e che hanno manifestato per lui".