
Motta Visconti, Carlo Lissi condannato all'ergastolo
Pavia, 19 gennaio 2016 - «È un mostro. Io ora non ho più nessuno». Il cuore spezzato di Giuseppina Redaelli ha gridato giustizia. Ieri la donna era presente all’udienza conclusiva del processo a carico di Carlo Lissi, che le ha portato via la figlia e i nipotini. Settantotto anni, Redaelli ha partecipato a tutte le sedute del processo: «Lo faccio per mia figlia», ha sempre detto nel corso dei mesi. Ieri mattina reggeva una busta, che conteneva la foto dei suoi cari defunti: «Vorrei che lui la vedesse, che li guardasse bene», ha mormorato, addolorata. Con lei, erano presenti anche la sorella e gli altri parenti, a circondarla e non farla sentire sola nella prova che ha dovuto sostenere dalla sera del delitto. Aveva già avuto modo di eprimere il desiderio il desiderio che genero-omicida rimanesse in carcere a vita, ha quindi accolto positivamente la sentenza: «Sì, sono soddisfatta. Ma ora io sto a casa con il mio dolore. Lui è un malvagio, è stato cattivo con chi gli ha voluto bene -, ha commentato la donna dopo la lettura del dispositivo con cui il Gup ha condannato all’ergastolo Lissi -. Il perdono? Non arriverà mai». Silvana Omes è la nipote di Maria Cristina, quasi sua coetanea. Ha anche lei una foto della zia e dei cuginetti, che sul retro reca la scritta“ Vivere nel cuore di chi resta, significa non morire mai”. Maria Cristina si confidava spesso con lei: «Era innamoratissima del marito. E Lissi era uno di famiglia, lo avevamo accolto e gli volevamo tutti bene. Sembrava davvero un padre di famiglia esemplare. Sono soddisfatta della sentenza. Dal giorno dell’omicidio non sono più entrata in quella casa e non riesco a passarci accanto tranquillamente. I cuginetti per me erano come nipotini. Lissi quella notte ha ucciso tutti noi». Silvana Omes ha atteso la sentenza fuori dall’aula: «Quando Lissi è arrivato in tribunale, i nostri sguardi per un attimo si sono incrociati. Lui ha abbassato il suo. Voglio incontrarlo in carcere. Perché non deve dimenticare quanto ha fatto».