
Massimo Carminati (Ansa)
Roma - Dodici anni e 10 mesi di reclusione per Salvatore Buzzi e 10 anni a Massimo Carminati. Cosi’ la prima sezione della Corte d’Appello di Roma, presieduta da Tommaso Picazio, ha ricalcolato le pene dei due principali imputati del processo ‘Mondo di Mezzo’, a sette anni dagli arresti, dopo che a giugno la Corte di Cassazione aveva fatto decadere l’accusa di associazione mafiosa, disponendo un nuovo giudizio di secondo grado per rivedere le condanne relative a 20 persone. Buzzi, Carminati e altri cinque imputati avevano deciso di non concordare la pena col pg Pietro Catalani che per il primo aveva chiesto 12 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione e per il secondo 11 anni e 1 mese.
Per Buzzi la Corte d’Appello di Roma ha stabilito anche l’incapacita’ di contrarre con la pubblica amministrazione per tre anni, mentre a Carminati da una parte ha revocato la misura della liberta’ vigilata, dall’altra ha comminato 4 mila euro e confermato la misura di sicurezza dell’assegnazione a una colonia agricola o casa di lavoro per almeno due anni e tre mesi Alla lettura della sentenza era presente la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Tredici imputati hanno ottenuto di concordare la pena. Tra loro l‘ex consigliere regionale Luca Gramazio per una pena definitiva a 5 anni e 6 mesi, per Franco Panzironi 3 anni e 6 mesi. Per Riccardo Brugia 6 anni mentre per Fabrizio Franco Testa 5 anni e 6 mesi, Matteo Calvio 5 anni e 7 mesi, Paolo Di Ninno 3 anni 8 mesi e 10 giorni, Alessandra Garrone (moglie di Buzzi) 2 anni 9 mesi e 10 giorni, Claudio Caldarelli 4 anni e 5 mesi.
Nel primo processo di appello, nel settembre del 2018, Massimo Carminati era stato condannato a 14 anni e mezzo e a Salvatore Buzzi erano stati inflitti 18 anni e 4 mesi. Ad entrambi nel primo appello era stata riconosciuta l’aggravante di mafia caduta poi in Cassazione. Di qui il processo d’appello bis col ricalcolo della pena. Dai Nuclei Armati Rivoluzionari degli anni ‘70, passando per la Banda della Magliana fino a Mafia capitale,Massimo Carminati, 61 anni, milanese di nascita, per la procura di Roma è il «capo dell’associazione di stampo mafioso operante su Roma e sul Lazio»,. Lui, secondo l’accusa del pool guidato da Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Prestipino, «sovrintende e coordina tutte le attività» del clan.