ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Carriera alias a scuola: cos’è, come si ottiene e perché Fratelli d’Italia si oppone

In molte scuole e università della Lombardia è legale la registrazione di uno studente con un nome diverso da quello dell’anagrafe. Ma una parte dei politici di destra è contraria

Gli studenti chiedono le carriere alias come forma di tutela del proprio diritto allo studio e del proprio benessere psicologico

Gli studenti chiedono le carriere alias come forma di tutela del proprio diritto allo studio e del proprio benessere psicologico

La carriera alias – o identità alias – è un protocollo che prevede la possibilità di registrarsi in un ente, un’azienda o una scuola con il nome che corrisponde alla propria identità di genere anche se questo è diverso da quello anagrafico. La modifica ha effetto solo nella burocrazia legata all’ente di riferimento. 

Per fare un esempio, se lo studente Mario Rossi sta vivendo un processo di transizione di genere per cambiare il proprio sesso e preferisce farsi chiamare Serena invece che Mario, la carriera alias permette allo studente di iscriversi al liceo con il nome che preferisce. Per i sostenitori di questo protocollo, l’identità alias ha lo scopo di evitare alle persone transgender di subire un disagio quotidiano e forme istituzionalizzate di discriminazione.

Gli studenti hanno chiesto questa riforma a gran voce come forma di tutela del proprio diritto allo studio e del proprio benessere psicologico. Per molti di loro è un modo per combattere bullistmo, discriminazioni ed emarginazione, sia da parte dei compagni che dei professori. 

Dove è legale la carriera alias

Attualmente questa pratica non è normata a livello nazionale, ma è stata approvata da molti dirigenti scolastici e rettori universitari per andare incontro ai bisogni e alle richieste degli studenti. Ad agosto 2023, risulta che 242 scuole italiane hanno attivato la carriera alias. Tredici di queste sono nella città metropolitana di Milano: Liceo Brera, l’Istituto Paolo Frisi, l’Educandato Emanuela Setti Carraro, il Liceo Volta, l’Isp Bonaventura Cavalieri, il Liceo Caravaggio, il Liceo Virgilio, l’Iis Verri, l’Iis Agnesi, l’Iis Besta, il Liceo Rebora a Rho, l'Iis Quasimodo a Magenta, l'Ic Montessori a Bollate. Alle scuole superiori si aggiungono le università milanesi della Statale e della Bicocca, il Politecnico, nonché l’Università dell’Insubria a Bergamo, Brescia e Pavia.

Normalmente, ogni scuola ha una procedura specifica per attivare una carriera alias. Si solito la procedura può essere richiesta dalla famiglia di un alunno minorenne oppure dallo stesso alunno, se maggiorenne, affermando che lo studente ha un’identità diversa da quella assegnata alla nascita in base al sesso biologico. Oppure, in altre scuole, a patto che dimostri di aver intrapreso un percorso psicologico e/o medico teso a consentire l'eventuale rettificazione di attribuzione di sesso e desideri utilizzare un nome diverso da quello anagrafico.

Il registro del Comune di Milano

Su proposta della consigliera comunale Monica Romano – la prima donna trans a ricoprire l’incarico – il 16 maggio 2022, il comune di Milano ha approvato una mozione per istituire un registro dedicato alle persone trans che dovrebbe permettere loro di indicare sui propri documenti di competenza del Comune il nome che hanno scelto invece di quello registrato all’anagrafe. Per ora il registro non esiste ancora, ma il Comune assicura che il registro è in fase di elaborazione e che potrebbe essere aperto nell’autunno di quest’anno.

L’opposizione di Fratelli d’Italia

Il 5 settembre ha suscitato molte polemiche una mail inviata ai dirigenti scolastici della Lombardia dal consigliere di Fratelli d’Italia Pietro Macconi nella quali il politico definisce la carriera alias “un atto illegale” e invita i presidi a non registrare gli studenti con un nome diverso da quello dell’anagrafe. Secondo Macconi “la diffusione delle carriere alias nelle scuole desta giusta preoccupazione nelle famiglie” e “attesta l'innaturale ideologia volta alla fluidità di genere”.

Le critiche alla mail di Macconi

Il capogruppo del Partito democratico Pierfrancesco Majorino e la consigliera regionale Paola Bocci si sono detti “profondamenti indignati” dalla mail. Il consigliere regionale e portavoce dei “Sentinelli” Luca Paladini, ha detto di ritenere “gravissimo che un consigliere regionale scriva alle scuole dal proprio account istituzionale inviando una mail transfobica proprio come la mozione che intendono discutere in Consiglio regionale. Una mail che mina l'autonomia riconosciuta dalla legge alle scuole e che ha toni implicitamente minacciosi”.