Castiglione dello Stiviere (Mantova) - La lotta disperata di Yana Malayko testimoniata dalle abrasioni sulle sue mani e dai graffi rimasti sull’uomo che la colpiva. Nuovi particolari sull’inganno ordito da Dumitru Stratan per attirare nell’agguato mortale l’ex fidanzata, servendosi del cagnolino a cui la ragazza era molto affezionata. La Mercedes del 33enne moldavo che smette di essere ripresa dalla telecamera di una provinciale (ma non dalla successiva) porta a una svolta nelle ricerche della ragazza ucraina: l’auto ha girato in uno stradello laterale scelto per nascondere il corpo sotto un cumulo di rami e rovi.
Un barista di Castiglione delle Stiviere ha informato di avere visto Yana con un nuovo accompagnatore. È l’innesco finale al rancore sordo, all’odio che Stratan ha concepito per la donna che ha diviso con lui tre dei suoi ventitré anni. Prende forma un piano che ruota attorno al cagnolino Bulka. Yana l’ha con sé. Dumitru insiste per averlo. Yana finisce per cedere. Mancano tre giorni a giovedì 19 gennaio. Dumitru chiama Yana, la informa che Bulka sta male, vuole riconsegnarlo. La notte fra il 19 e il 20. Yana ha paura di Dumitru. Quel giorno ha terminato alle 12.30 il turno come cameriera all’Event Caffè, il bar di Cristina, la sorella di Dumitru, in piazzale della Resistenza, a Castiglione. È impaurita, tanto che ha chiesto a un’amica di aspettarla.
Trascorre la sera con il giovane di Medole che frequenta da qualche settimana. Da mezzanotte inizia a ricevere telefonate e un numero imprecisato di sms. Dumitru insiste per la riconsegna del cane ma alla condizione che avvenga nell’appartamento di Cristina, dove Yana ha trovato ospitalità dopo la fine della relazione. Diffidente ma anche snervata, la ragazza acconsente. Alle 1.30 è a casa. Nota la telecamera interna spenta e scollegata dall’alimentatore. La riattiva. Facile sospettare di Dumitru che possiede le chiavi. Fra le 4 e le 5 la telecamera è nuovamente disattivata. È il momento in cui Dumitru agisce. Yana è giovane, vigorosa. Ha praticato karate.
Dal padre Oleksandr ha appreso tecniche di difesa personale. Con tutte le sue forze lotta per vivere, lo proverebbero le ferite da difesa sulle mani. Nei locali sono rimaste tracce di sangue, ma non a schizzo. Questo porterebbe a escludere l’impiego di un coltello, di un’arma bianca: i Ris entreranno per le verifiche martedì. Yana viene percossa, forse sanguina, forse è colpita con un corpo contundente. Potrebbe essere morta strangolata. Qualche certezza verrà dall’autopsia, che Giovanna Del Balzo, anatomopatologa dell’Istituto di Medicina legale di Verona, eseguirà domani all’ospedale Carlo Poma di Mantova. Con il corpo di Yana nel bagagliaio della Mercedes, Stratan si dirige in una zona che conosce bene, la località Valle, a pochi chilometri da Castiglione. Ma ecco l’imprevisto.
L’auto s’impantana in un campo, all’altezza di via Albana. Inutili gli sforzi di Dumitru e di un automobilista per disincagliarla. In preda al panico, Dumitru torna a Castiglione col passaggio di un altro automobilista. Cede. Confessa l’omicidio per due volte, a un amico e alla sorella. Cristina ha riportato la "500" che il fratello le aveva prestato. Con quella l’uomo torna alla Valle. La Mercedes è ancora lì, il suo terribile carico non è stato scoperto. La disincaglia con una fune. Ha recuperato gli spiriti. Ecco pronto il piano B. Percorre soltanto un chilometro e duecento metri, fino a Lonato del Garda, via del Benaco, una stradina sterrata. Sposta la catasta di legna. Depone il corpo di Yana che per cinque ore è rimasto nel bagagliaio dell’auto.
Ricompone con cura la catasta. È ripulito, tranquillo, quando i carabinieri si presentano in casa della madre e lo trovano sul divano. "Dov’è Yana?". "Non lo so". "Perché hai detto a tua sorella di averla uccisa?". "Non ho detto niente. Avrà capito male". In carcere si chiude nel silenzio. Tredici giorni di inutili ricerche che, partendo dalla Valle, finiscono per orientarsi fra Castiglione e Lonato. Una telecamera ha ripreso la Mercedes sulla Provinciale 83, in via del Benaco. Poi è scomparsa. La spiegazione: ha deviato nel viottolo scelto per occultare la vittima. Cristina Stratan ha riaperto ieri il suo bar. Riserva ai cronisti un’unica frase: "Chiedo una sola cosa, rispetto".