Milano - Il caso della ragazza morta a Milano a causa di un grave shock anafilattico dopo aver consumato un tiramisù vegano che però conteneva latticini, ha acceso i rifelttori sui controlli effettuati sugli alimenti che finiscono sulle nostre tavole. Il sistema dei controlli del nostro Paese si basa su due canali, quello degli organi centrali dipendenti dai ministeri che si occupano deille ispezioni e delle indagini, e quelli "locali", regionali e provinciali, che si occupano delle analisi.
La legge e lo scandalo metanolo
I controlli sugli alimenti sono disciplinati dalla Legge 462 del 7 agosto 1986, recante “Misure urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari”, varata dopo lo scandalo del vino al metanolo (alcune aziende vinicole aggiungevano al vino dosi molto elevate di metanolo - sostanza tossica per l'organismo - per alzarne la gradazione alcolica), che provocò la morte di 23 persone e lesioni permenenti gravi (cecità e danni neurologici) a decine di consumatori.
Stato, Regioni e Province
I controlli e le indagini vengono effettuate dai Carabinieri per la tutela della salute (Nas), dal Corpo forestale dello Stato, dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole, dalla Guardia di finanza, dagli addetti nei posti di dogana e dagli addetti Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione (Sian) delle Ats regionali. Gli accertamenti analitici sono invece effettuati dai laboratori di Sanità Pubblica delle Ats presso le Regioni, dalle Arpa e dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
Ogni anno i Piani Regionali Integrati di controllo stabiliscono le frequenze di campionamento e le tipologie di analisi a cui sottoporre i prodotti alimentari lungo l’intera filiera agroalimentare. L'intesa Stato-Regioni del 2016 fornisce ogni anno alle regioni indicazioni sulle attività di sorveglianza come il numero minimo di controlli da effettuare, i criteri per l'interpretazione dei risultati e le modalità di gestione delle irregolarità.
Ispezioni a campione
Le ispezioni decise dai vari soggetti incaricati avvengono, oltreché su segnalazione dei cittadini, a campione e sono distribuite in base alle direttive regionali elaborate sulle linee guida governative. I piani regionali sulle ispezioni e i controlli sono predisposti in base al profilo di rischio dell’impresa alimentare, stabilito sui precedenti di irregolarità riscontrate, il tipo di produzione (esistono produzioni più a rischio di contaminazione), la fascia di popolazione a cui è destinato (particolare attenzione, per esempio, è posta sugli alimenti per l'infanzia), le modalità di consumo e le informazioni messe a disposizione degli acquirenti con l’etichettatura.
Il ministero della Salute indica un numero minimo di ispezioni da effettuare divise per categoria: vegetali freschi e trasformati, frutta fresca e trasformata, cereali e prodotti a base di cereali, zucchero, pasticceria, confetteria, cioccolato, dessert non a base di latte, cibi pronti in genere, conserve, semiconserve, spezie ed erbe aromatiche, acqua e bevande analcoliche, prodotti destinati ai lattanti e all'infanzia, alimenti per gruppi specifici (per esempio, celiaci), surrogati e integratori alimentari.
I campi di azione degli ispettori sono sostanzialmente quattro: Microbiologico, alla ricerca di virus come salmonella e escherichia coli; Chimico, per trovare tracce di nitrati, metalli pesanti, diossine; Additivi alimentari, per scoprire l’impiego da parte delle industrie alimentari di additivi non autorizzati e il rispetto delle modalità di impiego; Etichettatura, per controllare la conformità di quanto riportato sulle etichette del prodotto.
Le ispezioni servono inoltre per verficare lo stato e le condizioni igieniche degli impianti di produzione, delle attrezzature, degli utensili, dei locali e delle strutture; la conformità delle materie prime e tutti gli ingredienti utilizzati nella produzione; i prodotti semilavorati; i mezzi di conservazione.
I risultati dei controlli
Nel 2019 il ministero della Salute presentò alle Camere i dati dell'attività di vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande. Per quanto riguarda quindi solo prodotti alimentari e bevande (escludendo cioè tutte le altre categorie), nel 2019 vennero prelevati 45.550 campioni, su cui vennero effettuate 126.590 analisi per un totale di 929 irregolarità riscontrate. Di seguito il numero dei controlli e delle irregolarità per ogni categoria.
Microrganismi: 69.953 controlli, 835 irregolarità
Elementi chimici: 24.761 controlli, 39 irregolarità
Contaminanti organici: 18.515 controlli, 6 irregolarità
Contaminanti di processo: 6.504 controlli, 6 irregolarità
Tossine: 1.664 controlli, 26 irregolarità
Farmaci veterinari: 2.364 controlli, 2 irregolarità
Allergeni: 764 controlli, 10 irregolarità
Additivi: 29 controlli, 0 irregolarità
Pesticidi: 381 controlli, 0 irregolarità
I controlli dei Nas: irregolari 1 su 3
Per quanto riguarda l'attività dei Carabinieri del Nas, nel 2019 hanno eseguito complessivamente 53.792 controlli, di cui 31.938 nel comparto della sicurezza alimentare: le verifiche hanno consentito di individuare 11.695 non conformità, pari al 37% dei controlli compiuti. La maggior parte delle irregolarità sono state riscontrate nei comparti della ristorazione (44%).
Sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria 1.780 titolari di esercizi o aziende della filiera alimentare, responsabili dei reati di frode, falsificazione, contraffazione e detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione e segnalate 11.794 persone per violazione delle norme di autocontrollo, etichettatura e tracciabilità dei prodotti.
Per quanto riguarda la Lombardia, su un totale di 76.393 aziende presenti sul territorio regionale, sono state 11.546 quelle ispezionate: in 2.880 sono state riscontrate irregolarità.