REDAZIONE CRONACA

Coronavirus, a Bergamo e Brescia gli ospedali sono prossimi al collasso

Le criticità sono enormi. Alcune strutture non hanno più posti disponibili

Il pre-triage viene effettuato all’estero: qui siamo all’ospedale Civile di Brescia

Il pre-triage viene effettuato all’estero: qui siamo all’ospedale Civile di Brescia

Bergamo, 10 marzo 2020 -  Turni e orari che non esistono più. Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti e che, in alcuni casi, somministrano terapie al posto degli infermieri, impegnati con altri pazienti. E’ la fotografia, drammatica, degli ospedali bergamaschi. La situazione più difficile si registra al Papa Giovanni di Bergamo, uno dei più impegnati in Italia nella gestione dei malati positivi al virus. Al momento, fra le strutture di Bergamo e di San Giovanni Bianco (anch’esso gestito dall’Asst Papa Giovanni), sono in cura circa 280 pazienti positivi, di cui 35 ricoverati in terapia intensiva e 12 in sub-intensiva. Numeri che fanno impressione, se si conta che in tutta la Lombardia fino a domenica c’erano 399 persone in terapia intensiva: praticamente un ricoverato su 12 in terapia intensiva in Lombardia si trova nelle strutture del Papa Giovanni XXIII.

Nei giorni scorsi Stefano Fagiuoli, direttore della Gastroenterologia e del Dipartimento di Medicina del nosocomio cittadino e componente dell’Unità di crisi costituita sin dai primi casi di coronavirus registrati a Bergamo, ha detto che il 25% dei medici in organico effettivo al Papa Giovanni ora lavora nelle unità coronavirus. La situazione è delicata anche negli altri ospedali della provincia. Come accade nel secondo ospedale della città, l’Humanitas Gavazzeni, dove i letti disponibili in terapia intensiva sono saturi e dove ogni giorno medici e infermieri sono costretti a fronteggiare l’emergenza. O come succede al Bolognini di Seriate (Asst Bergamo Est), identificato da Regione Lombardia come struttura dedicata per la cura e l’assistenza dei contagiati, dove le aree chirurgiche sono attualmente quasi completamente dedicate alla degenza di pazienti affetti da Covid 19. Per quanto riguarda l’ospedale di Alzano Lombardo, che si trova in Media Valle Seriana, la zona dove si sono registrati i casi più numerosi di coronavirus, le accettazioni chirurgiche, mediche e ostetriche sono dirottate verso altri presidi, mentre continua a pieno regime l’attività del pronto soccorso. Infine, una notizia per sorridere un po’. Ai medici e agli infermieri del Policlinico San Marco di Zingonia sono arrivati gli incoraggiamenti da parte dei cittadini, attraverso uno striscione che è stato affisso all’ingresso: ”Siete i nostri eroi“.

Nel Bresciano, e in particolare gli Spedali Civili di Brescia, la Poliambulanza l’ospedale Mellino Mellini di Chiari (che con Iseo ha terminato i posti letto) quelli di Orzinuovi, Manerbio ed Esine, sono allo stremo. I malati hanno ormai superato le 500 unità, i decessi sono una cinquantina. E la situazione nei prossimi giorni potrebbe complicarsi e le strutture sanitarie bresciane che attualmente accolgono i contagiati da Coronavirus potrebbero non bastare, così come il personale, stremato da turni lavorativi infiniti, durante cui nessuno si esime dal dare il meglio, ma sicuramente usuranti. Solo agli Spedali Civili ieri al pronto Soccorso c’erano 45 persone, di cui 40 positive al Covid – 19. Nelle tende esterne c’erano 15 pazienti sui 26 posti previsti. A Iseo al Pronto soccorso c’erano circa 25 persone, così come a Chiari, mentre le persone ricoverate in ciascuna delle due strutture dell’Asst di Franciacorta sono oltre venti. "La situazione è pazzesca – spiega un volontario in servizio al pronto soccorso di Iseo – le ambulanze arrivano in continuazione, anche ogni 20 minuti. Per lo più i pazienti sono anziani e per lo più con sintomi compatibili con il Coronavirus. Vederli stare male è straziante". Per trovare spazi si sta valutando la possibilità di trasferire alcuni malati presso la base logistica dell’Esercito a Edolo.