Monza, 16 marzo 2020 - Niente quarantena per gli agenti del carcere. Non importa se hanno avuto contatti con persone positive al coronavirus o che si sospetti siano state contagiate: devono andare al lavoro lo stesso. È l’ordine impartito nero su bianco a tutti i direttori delle carceri da Francesco Basentini, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Immediata la reazione degli agenti, già da giorni sul piede di guerra per il clima di tensione nelle celle dopo la sospensione dei colloqui dei detenuti con i familiari: "Non ci considera mai nessuno, nel nuovo decreto del Governo con le nuove misure per fronteggiare l’emergenza coronavirus non c’è nulla per la polizia penitenziaria, eppure adesso siamo considerati servizio pubblico essenziale", sbotta Domenico Benemia della Uil penitenziari. Ed è per questo che per gli agenti del carcere non è prevista la quarantena.
Una deroga prevista per decreto, come per gli operatori sanitari. Quindi, tutti al lavoro comunque: "Per garantire l’operatività delle attività degli istituti penitenziari – scrive Basentini -, nell’unica prospettiva di salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica collettiva, si ritiene che gli operatori di polizia penitenziaria in servizio debbano continuare a prestare servizio". Unica accortezza: evitare di impiegarli nei turni nelle sezioni a contatto con i detenuti o nei servizi di traduzione, cioè di accompagnamento all’esterno per visite mediche o processi. "Ma allora, se siamo equiparati a medici e infermieri, perché a noi non vengono fornite le mascherine?" denuncia Benemia.