Milano, 20 maggio 2020 - È tornato a calare il numero dei positivi in Lombardia: i nuovi casi sono 294, per un totale di 85.775 in regione, con 11.508 tamponi. Ieri i nuovi positivi erano stati 462 con 14.918 tamponi. Continua a diminuire il numero dei ricoverati in terapia intensiva (231, -13) e negli altri reparti (4.281, -145). I morti sono in totale 15.662, con 65 nuovi decessi, mentre ieri erano stati 24.
I dati di oggi sul coronavirus in Lombardia "ci dicono che c'è un graduale ma costante ritorno alla normalità, che vediamo nelle attività di tutti i giorni ma soprattutto dal punto di vista sanitario", ha commentato l'assessore alle Politiche sociali Stefano Bolognini, nella consueta diretta Facebook della Regione. E ha aggiunto: "I numeri ci danno un pò di sollievo: non dobbiamo abbassare la guardia, ma vuol dire che se continuiamo su questa strada abbiamo imboccato la via giusta". Poi, ha sottolineato: "Facciamo più tamponi ma la percentuale di persone che risultano positive è più bassa, vuol dire che aumentiamo la prevenzione e che però ci sono anche meno malati e che quindi quello che stiamo facendo è giusto e corretto e dobbiamo continuare così".
In serata, anche il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha commentato sul suo profilo Facebook i dati di oggi: "Anche oggi il trend è positivo. Gli 'attualmente positivi' diminuiscono e così anche i ricoverati. Teniamo alta la guardia: mascherine, distanziamento e igiene". "Abbiamo inserito due novità nel grafico dei dati giornalieri Covid-19 Lombardia: in alto a sinistra - ha spiegato il presidnete - indichiamo il numero degli 'attualmente positivi', così da tenere conto non solo dei nuovi positivi ai tamponi, che inevitabilmente ci saranno perché il virus continua a esserci, ma anche di coloro che guariscono. Al centro evidenziamo la percentuale tra i tamponi effettuati ogni giorno e i casi positivi".
I dati delle province
Brusca frenata dei contagi covid-19 registrata a Milano e nella Città metropolitana. Nel capoluogo oggi sono stati registrati 8 casi (totale a 9.425), mentre nel Milanese i nuovi positivi sono 48 (22.372). Ieri nella Città metropolitana i nuovi positivi erano stati 102, mentre a Milano 49. Oltre a quella di Milano, le province con più casi sono Bergamo (12.633 casi, +26, contro i +144 del giorno prima), Brescia (14.249 casi, +50) e Cremona (6.350 casi, +15). Poi, Como 3.660 (+14); Lecco 2.691 (+4); Lodi 3.380 (+11); Mantova: 3.300 (+6); Monza e Brianza 5.388 (+50); Pavia 5.082 (+35); Sondrio 1.383 (+5) e Varese 3.413 (+12)
Policlinico: "Un milanese su 20 positivo prima dell'inizio della pandemia"
Nell'area metropolitana di Milano i contagi da Coronavirus erano iniziati già molte settimane prima dell'inizio della pandemia, il 21 febbraio: almeno un milanese su 20 infatti reca nel suo sangue una quantità di anticorpi che dimostrano che è stato in contatto con l'agente patogeno. Tutti questi casi tuttavia sono rimasti sommersi fino allo scoppio dell'epidemia e la rilevazione del primo caso a Codogno. E' il risultato di uno studio del Policlinico di Milano sui donatori di sangue pubblicato in anteprima (pre-print, una forma preliminare che precede la revisione e la diffusione sulle riviste scientifiche ndr) su medRxiv.
Ospedale Fiera pronto per ogni emergenza Coronavirus
L' ospedale della Fiera di Milano "ha già una sua definizione e destinazione, prevista dal programma che è stato mandato dal governo". Lo ha assicurato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, nel corso del suo intervento ad Aria Pulita su 7Gold. "Il governo - ha spiegato il governatore - ci ha detto che non possiamo ridurre il numero di letti in terapia intensiva. Dato che oggi come oggi molti erano letti ricavati in sale operatorie o con altre destinazioni, e che quindi dovranno essere smantellati, è fuor di dubbio che avremo bisogno di far diventare questo ospedale in Fiera, ma anche l'ospedale a Bergamo e il nuovo che verra' realizzato a Brescia, nuovi ospedali covid con letti di rianimazione che siano pronti per ogni emergenza".
Fontana: troppi apericena e bar pieni: così si chiude
Il secondo step della fase 2 in Lombardia con la riapertura di molte attività dal 18 maggio è andata meglio di quanto immaginasse il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana. Ad affermarlo, incollegamento con Storie Italiane su Raiuno è lo stesso governatore lombardo che tuttavia sottolinea: "Purtroppo ci sono ancora delle piccole sacche che mi inducono a dire che ci sono attività sulle quali non riusciamo ad avere una convinzione sufficiente". Il governatore infatti dice di aver visto "troppi apericene, troppi bar sommersi di persone, e questo non va assolutamente bene. E' chiaro che se la cosa dovesse continuare saremo costretti a chiudere quelle attività".
In merito alla polemica del sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha evidenziato l'incongruenza dell'ordinanza lombarda che prevede il distanziamento di un metro nei ristoranti anche per le coppie che dormono nello stesso letto, Fontana ha sottolineato: "A me sembra curiosa l'osservazione sindaco Gori, perché a quel punto l'esercente dell'attività si sarebbe dovuto trasformare in un poliziotto per accertare se due persone che entrano in un ristorante sono marito e moglie o sono semplici conoscenti. Dato che questo non è fattibile è ovvio che a quel punto bisogna fare in modo che la regola del metro valga per tutti". La scelta di non derogare al metro di distanza per i familiari, a differenza delle linee guida nazionali, "è una semplificazione per i gestori e per evitare che arrivi la polizia a chiedere i documenti.
Rsa, parenti vittime chiedono danni
Sono già un paio di decine le lettere di richiesta di risarcimento del danno in sede civile, tra quelle già inviate e quelle che stanno per partire, in questi giorni dai familiari di ospiti morti all'Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano, la struttura per anziani al centro (insieme ad un'altra ventina di Rsa tra cui il Pio Albergo Trivulzio) delle indagini della Procura sui contagi e i morti nelle case di cura. Lettere, a firma dei legali dello studio dell'avvocato Romolo Reboa, in cui si sottolinea il "nesso causale tra la responsabilità della Fondazione" e la morte del paziente. Il Palazzolo-Don Gnocchi ha sempre ribadito che non c'è stata alcuna negligenza in relazione ai contagi.