FEDERICA PACELLA
Cronaca

Test sierologici, Lombardia in coda e caos referti

Brescia, quasi 3mila su appuntamento in una settimana. I laboratori: sistema automatico e rapido, ma ai pazienti servono spiegazioni

Test sierologici

Test sierologici

Brescia, 27 maggio 2020 - L’attesa fuori dal reparto prelievi al piano terra di Poliambulanza è ordinata. Poche persone attendono in silenzio il loro turno, prenotato tramite app, ben distanziate, ciascuno con la mascherina. In poco più di una settimana, in 2.700 hanno chiesto di fare il test sierologico all’ospedale di via Bissolati a Brescia: privati, ma anche tante aziende, che vogliono ripartire in sicurezza. Fatto il prelievo, la provetta viene spedita, tramite la posta pneumatica, all’area specialistica del core lab. Qui, viene inserita nella macchina ‘Architect’. "È tutto automatizzato – racconta Franca Pagani, direttore dipartimento Medicina di laboratorio – il sistema legge l’anagrafica del paziente e il risultato dell’analisi, che poi è trasmesso nel referto. Utilizziamo il metodo Abbot, autorizzato dal Ministero". Il flusso è continuo. La determinazione della presenza degli anticorpi IgG è automatizzata e rapida: in un paio di giorni, il referto arriva al paziente.

Con l’esito , tuttavia, sorgono i dubbi. "Riceviamo molte telefonate – sottolinea Pagani – le persone hanno bisogno di spiegazioni". Oltre alla difficoltà oggettiva di interpretare il risultato, c’è confusione sui test. "Qualcuno ha cominciato a dire che sono corretti i metodi quantitativi – prosegue Pagani – che danno un valore all’anticorpo, ma in realtà non esistono studi che dimostrano la correlazione tra la quantità di anticorpi e l’immunità". Ecco allora che gli operatori si trovano a spiegare la differenza tra test qualitativi e quantitativi o perché nel test non siano ricercati gli anticorpi IgM. 

«Nelle malattie infettive, in genere questi anticorpi insorgono rapidamente. Tuttavia, nel Covid-19 – spiega Roberto Stellini, responsabile servizio di Infettivologia – compaiono circa dopo 7 o 10 giorni dall’inizio dei sintomi". Il condizionale è d’obbligo, perché si sa ancora troppo poco di Sars-Cov-2. "Ad ogni modo, se IgC ed IgM compaiono insieme – chiarisce Pagani – il valore aggiunto di farli entrambi è pressoché inutile". Ciò che è necessario, invece, per chi risulta positivo. In quel caso il viaggio prosegue in Poliambulanza, dove viene fatto il tampone ‘drive-in’ per dare una risposta: ho il Covid19 o l’ho superato?

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