Ci sono costi diretti, come la copertura delle assenze per malattia e la riduzione del reddito, e costi indiretti, come l’interruzione delle attività, il ricorso agli straordinari e l’assistenza alle famiglie. A questi si aggiungono i costi intangibili, legati al danno d’immagine per l’azienda e all’impatto psicologico sui lavoratori. Il totale, nei primi 8 mesi dell’anno, è di 3,9 miliardi di euro, il costo economico e sociale degli infortuni sul lavoro in Lombardia.
Una fotografia scattata dal secondo report promosso da Confcooperative Lavoro e Servizi Lombardia che, mettendo a confronto una serie di parametri, ha calcolato l’impatto degli incidenti sull’economia e i danni provocati dalla mancata prevenzione. In totale sono 71.894 le denunce di infortunio rilevate dall’Inail da gennaio ad agosto 2024, con un aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente.
Quest’anno, fra gennaio e agosto, in Lombardia si sono registrati 121 morti sul lavoro, l’8% in più rispetto 2023. La Città metropolitana di Milano si conferma il territorio con il maggior numero di infortuni, con 23.798 denunce, seguita da Brescia (10.049) e Bergamo (8.451). Gli incrementi percentuali più significativi si registrano nelle città di Como (+7,8%) e Varese (+7,4%), mentre la nota positiva è il segno meno registrato in quattro province: Lodi, Bergamo, Monza-Brianza e Lecco.
Secondo l’elaborazione di Confcooperative Lombardia, nel 2024 oltre la metà degli infortuni riguardano il comparto terziario (26,45%) e industriale (25,77%). Per età ad essere maggiormente esposti sono i lavoratori under 20 (+11,61%) e over 60 (+8,56), mentre il calo più considerevole rispetto al 2023 riguarda la fascia 41-50 con un - 5,86%. Per quanto riguarda i costi della “non sicurezza“ sul lavoro, la Città metropolitana di Milano ha subito l’impatto più rilevante: 1,3 miliardi di euro, su un totale di 3,9 a livello regionale. Dati più o meno in linea rispetto a quelli della prima rilevazione, che copriva i primi sette mesi del 2023.
“Quanto fatto finora non è sufficiente – spiega Marco Daniele Ferri, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi Lombardia –. Sono necessari maggiori controlli, oltre alla formazione tradizionale è importante stimolare imprese e lavoratori a condividere momenti di riflessione, anche attraverso strumenti non convenzionali”. Un appello che arriva nella settimana europea per la Salute e la sicurezza sul lavoro, che vede anche la mobilitazione dei sindacati.
“Non siano momenti “passerella“ – sottolinea il segretario generale della Uil Lombardia, Enrico Vizza – ma giornate di ascolto per intervenire attraverso le proposte che da tempo le organizzazioni sindacali hanno presentato: riduzione del lavoro precario, applicazione dei contratti di lavoro, formazione obbligatoria non solo in aula ma on the job e maggiori investimenti sul personale Ats. Siamo preoccupati perché alcune stazioni appaltanti pubbliche in Lombardia non applicano i protocolli sottoscritti con le Prefetture e le parti sociali”.
La Uil va all’attacco anche sul Ddl Lavoro, che attraverso la “deregolamentazione nella somministrazione di lavoro” aumenterà la precarietà e l’esternalizzazione di funzioni: in Lombardia, nel 2023 solo il 4,91% dei contratti attivati era a tempo indeterminato. E, nello stesso anno, si sono registrate 251.661 assunzioni con contratti di somministrazione a tempo determinato. “Queste disposizioni – evidenzia il segretario Uil Salvatore Monteduro – non fanno altro che favorire un modello di lavoro sempre più flessibile e sempre meno sicuro, dove la precarietà e l’assenza di tutele diventano la norma”.