PAOLA ARENSI
Cronaca

Covid, cinque anni fa a Codogno l’inizio della pandemia in Italia. “È stata una tragedia ma ci ha fatto sviluppare senso civico”

L'allora coordinatore della protezione civile, Lorenzo Nicolini, ripercorre le procedure di emergenza attivate "improvvisando" in piena emergenza

I volontari

I volontari

Codogno (Lodi), 21 febbraio 2025 – “L’incubo Covid 19 ha portato disperazione, ma anche nuovo senso civico”. A cinque anni dallo scoppio dell’emergenza a Codogno, l’ex coordinatore della protezione civile Lorenzo Nicolini, oggi referente tecnico del sodalizio, ricorda i momenti più concitati della pandemia. Giornate e settimane in cui sono state letteralmente improvvisate, calibrate e infine utilizzate come modus operandi e addirittura copiate altrove, procedure di sicurezza che, in piena emergenza, tra atroci dubbi, decessi e disperazione, hanno fatto la differenza. Con tute gialle e amministrazione comunale in prima linea per capire come agire.

L’inizio del periodo nero e la prima zona rossa

La volontaria Camilla Fiorin con il coordinatore Lorenzo Nicolini
La volontaria Camilla Fiorin con il coordinatore Lorenzo Nicolini

“Scoperto il problema il giovedì sera, venerdì mattina mi sono svegliato e sulla stampa nazionale parlavano di Codogno e del primo caso Covid. Ho avvertito disorientamento. La domenica sera è poi stato costituito il Com, Centro operativo misto della protezione civile nella sua sede, al polo fieristico – inizia Nicolini –. Dal lunedì ci siamo trovati in sede. Eravamo una ventina di persone nel gruppo, di cui quattro già ammalate (a marzo è morto l’apprezzato Giuseppe Vecchietti) e altre anziane che non sentivano assolutamente di mettere a repentaglio la propria incolumità. Operativi siamo rimasti una dozzina, con uffici comunali, poste, servizi chiusi, salvo i supermercati. È stata istituita la zona rossa, non si poteva entrare o uscire ma non c'era ancora l'esercito. In quei giorni ci siamo trovati a ricevere telefonate dagli uffici comunali che chiedevano: ‘Chi porta da mangiare alle persone assistite? Chi va a gestire le code davanti ai supermercati’. È stato quindi coinvolto tutto il volontariato, gestito, nella turnazione e nella formazione, dalle tute gialle. A metà settimana il disastro ormai si era annunciato ed era arrivato l'esercito”.

Servizi da reinventare a fronte delle chiusure

Protezione civile intenta a ricevere chiamate e coordinare le emergenze
Protezione civile intenta a ricevere chiamate e coordinare le emergenze

“In città non entrava più nessuno, quindi avevamo bisogno di linee telefoniche dedicate per fronteggiare le emergenze, ma la compagnia preposta non ci mandava personale per paura del contagio. Abbiamo iniziato a essere gli appestati di Codogno. Per fortuna ha prevalso il senso civico e siamo arrivati anche a oltre 100 volontari civici e molti poi sono entrati in protezione civile” ricorda.

Allora non c'era ancora il lockdown ma, comunque, la gente aveva paura a uscire di casa perché il virus iniziava a uccidere, le sirene delle ambulanze erano incessanti e si aveva paura di avere contatti. I cittadini chiamavano di continuo per ricongiungersi con i familiari, avere farmaci, capire come fare la spesa. È rinata anche Radio Codogno che, insieme alla pagina Facewbook Infopoint di un codognino, informava quotidianamente sul da farsi, come si fosse in guerra. Intanto le strade, in un silenzio spettrale, lasciavano spazio solo ai soccorritori del 118, sempre più in affanno, ma sempre coraggiosamente presenti”.

I check point

Ai check point, piantonati dai militari, ci si poteva scambiare indumenti o altro, ma solo tramite i volontari, che poi li consegnavano. C’erano ricoveri, dimissioni, ricongiungimenti, anziani e fragili in difficoltà. “Una situazione che è cresciuta, in negativo, in modo impressionante e il cui lato positivo è stato che tutti noi, anche civici, improvvisando, senza sapere bene cosa stesse succedendo ed essere stati formati, abbiamo unito impegno ed idee, salvando il salvabile. E non è stato fatto niente di sbagliato. Forse si poteva fare di più, ma abbiamo dato il massimo” assicura Nicolini. I volontari coordinavano le file anche durante la distribuzione delle pensioni. Finché l’Italia ha avuto un lockdown generalizzato, tutto è stato più chiaro ma, non potendo uscire, le necessità aumentavano.

Il supporto dei volontari civici e l’auto produzione di disinfettante

“Continuavamo a fare appelli, ad arruolare volontari e smistarli nei vari incarichi – spiega il coordinatore –. La protezione civile era aperta 7 giorni su 7, dalle 8 alle 20, con due telefoni che continuamente squillavano, per esigenze nuove o già collaudate, come la distribuzione di pasti e medicine”. La crescente necessità di disinfettanti ha quindi portato il gruppo comunale a produrli in prima persona, fino a esportarli a Bergamo, Brescia o dove vi era necessità. “Ci è venuta l’idea di produrre una specie di candeggina a basso tenore, con i macchinari prestati da una ditta e che danno il prodotto con acqua e sale. Abbiamo prodotto tantissimi metri cubi di questo candeggiante, per poi distribuirlo agli enti e a chi serviva. Qualcuno ci regalava bidoni di plastica, altri sale. Producevamo h24”.

I supermercati donavano anche cibo, che poi, in buste di plastica, veniva distribuito nelle case. Dopo la carenza iniziale e vertiginosa di mascherine e dispositivi di protezione, alcune aziende hanno convertito la produzione ed è iniziata una distribuzione più sistematica.

La visita del presidente della Repubblica e il primo ritorno alla normalità

Nei mesi la situazione si era normalizzata e il 2 giugno, in città, accolto dal sindaco Francesco Passerini e dalle istituzioni, è arrivato in visita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Voleva rendere onore alla resilienza della città simbolo dell'emergenza coronavirus in Italia e in Lombardia e omaggio alle vittime del virus. “Una giornata memorabile in cui abbiamo prestato servizio d'ordine” testimonia il coordinatore. Dopo la pandemia i volontari hanno anche gestito l’unico accesso del mercato settimanale che, ha ripreso, ma con determinate regole. Il Covid-19 si è però ripresentato a ottobre e in quella fase la protezione civile ha gestito l’ordine negli hub, come quello nei tendoni del polo fieristico, che eseguiva tamponi e a seguire le vaccinazioni anti Covid.