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Roberto Formigoni
Milano - "La sanità di Formigoni avrebbe resistito molto meglio a questa pandemia". Sono le parole dell'ex senatore Roberto Formigoni che, dopo l'uscita del suo libro 'Una storia popolare', commenta all'Adnkronos i fatti avvenuti in Lombardia durante la l'emergenza Coronavirus. "Mi sembra che attualmente la campagna vaccinale in Lombardia stia andando molto bene - osserva -; la Lombardia vaccina oggi già un numero di persone superiore alla quota che le è stata assegnata per arrivare alle 500mila unità, dunque la sta superando molto bene". E aggiunge: "Io farò la prima vaccinazione il 3 maggio".
Tuttavia le cose, specie all'inizio della campagna e ancor più all'inizio dell'emergenza pandemica, non sono andate sempre bene: "Il tema sanitario lombardo, quando è arrivata la pandemia, lo ha provocato dalla cosiddetta riforma Maroni", dice l'ex senatore. In altre parole, "lui distrusse la sanità territoriale, mentre io avevo stretto una serie di accordi con i medici di base, aiutandoli a formare delle cooperative". Questo aveva permesso loro di "lavorare insieme e condividere le esperienze man mano che si verificavano: in tal modo riuscivano a percepire prima l'arrivo di fenomeni strani". Tuttavia, quando è arrivato, "Maroni ha completamente distrutto tutto questo".
Per fare un esempio, "un medico mi ha rivelato che già a metà ottobre del 2019, quindi sei mesi prima che arrivasse la pandemia, aveva visto tra i suoi pazienti due casi di polmonite insoliti, che non sapeva bene come curare". Ecco "se ci fossero stati i gruppi che io avevo formato, sarebbero stato possibile individuare anche gli altri e i medici avrebbero potuto lanciato prima l'allarme, evitando di arrivare quando ormai era troppo tardi". Invece, "la Lombardia si è trovata totalmente impreparata" a fronteggiare l'emergenza, perché ormai "la sanità territoriale era pressoché inesistente". Eppure, ricorda Formigoni, "la mia sanità territoriale era stata premiata come eccellenza e per tanti anni è stata ai primi posti delle classifiche nazionali e internazionali per la forza dei nostri ospedali e della nostra medicina territoriale". La medicina territoriale "era strutturata, forte dell'alleanza con i medici di base, che erano in costante confronto con noi". E dunque, sottolinea, "la sanità che ha perso è la sanità di Maroni, non quella di Formigoni".
L'ex senatore commenta anche le polemiche riguardo la restituzione del vitalizio, decisa dalla commissione contenziosa del Senato. "Sono rimasto assolutamente sorpreso e le ho trovate del tutto strumentali. Polemiche, tuttavia, che provengono da una sola parte, il Movimento 5 stelle che sta perdendo tutte le sue battaglie e ora perde anche la battaglia contro Formigoni. Se ne facciano una ragione". "Nessun altro esponente di partito si è espresso, riconoscendo la giustezza della commissione contenziosa -spiega Formigoni -. E' stato solo il Movimento Cinquestelle, alimentato dagli odiatori, che poi sono sempre gli stessi. In fondo - osserva - oggi il Movimento rappresenta il 12% in Italia; vuol dire che c'è un 12% di gente che bercia contro una sentenza legittima. Ma del resto sappiamo che finora hanno perso tutte le battagli, No Tav, No Tap e varie e ora perdono anche la battaglia contro Formigoni".
Alla domanda se fosse rimasto impressionato dalle reazioni dei vari esponenti politici, risponde ironicamente: "Io ho fatto il '68, contro i militanti di ultra sinistra; mi lasci dire, con un po' di presunzione, che non ho mai avuto paura di niente e di nessuno". "I 5stelle non mi hanno impressionato - dice Formigoni- ho solo avuto un po' di pietà e compassione per loro, gente che si sveglia la mattina e deve trovare chi colpire, chi insultare, chi aggredire". Del resto "vivono per questo. Salvo poi avere un capo, come Grillo, che fa esattamente l'opposto". Perché "quando si tratta di lui, non esita a insidiare la magistratura, che per lui era intoccabile; invoca il garantismo per il figlio, quando loro sono sempre stati giustizialisti. Ci rendiamo conto di quante contraddizioni?" "La loro situazione poi - aggiunge - ormai è sotto gli occhi di tutti: rispetto al 32% di consensi che avevano preso nel 2018, hanno già perso molti voti, come si è visto alle europee e credo che alle prossime elezioni ne perderanno ancora di più. I sondaggi li danno in costante ribasso. Hanno litigato con Casaleggio, che doveva rappresentare l'inizio della democrazia diretta. Sono divisi tra di loro, hanno perso il capo, perché in Grillo non possono riconoscersi più. E Conte stenta ad affermarsi". Insomma "non li vedo messi bene". E quindi, conclude, "cercano di cavalcare queste battaglie populiste, ma nessuno li segue. Neanche il Pd, con cui vorrebbero fare alleanza".