L’influenza del cammello, nota come Mers-CoV o Sindrome respiratoria mediorientale, “dal 2021 al novembre 2022 ha causato 2.600 contagi, ha un tasso di letalità alto del 34-36%, ma si trasmette dal dromedario all’uomo e il 90% dei casi registrati quest’anno, meno di una decina, sono di questo tipo e non di trasmissione uomo-uomo che sono poco probabili e solo se si beve il latte crudo di cammello e non toccando l’animale. Quindi il rischio di contagio da chi torna in Italia dal Mondiale in Qatar è davvero poco probabile”.
A dirlo è Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “E poi - aggiunge l’esperto - se rispettiamo una semplice norma che abbiamo imparato in questi due anni di pandemia Covid, lavarsi spesso e bene le mani, il rischio di contagio si riduce notevolmente”. A parlare è anche l’immunologo Mauro Minelli.
“Ritengo plausibile una minima soglia d’allarme - dice - rispetto a uno scenario di contagio dal cosiddetto ‘virus dei cammelli’, non trascurando di ricordare che la Mers è una sindrome respiratoria grave ma già conosciuta. Al netto di ogni deprecabile psicosi, bisogna dire che la Mers è la sorella cattiva della Covid con percentuali di rischio morte ben più elevate tuttavia, dalla letteratura scientifica disponibile, risulta essere molto meno contagiosa, con qualche dubbio relativo al passaggio diretto da uomo a uomo, che farebbe una differenza strategica”.
Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, commentando un ipotetico rischio di Mers-CoV o Sindrome respiratoria mediorientale, derivante dal rientro dei tifosi dai Mondiali di calcio in Qatar. “Del resto - prosegue - la Mers, che tanto preoccupa gli sportivi di ritorno dai deserti del Qatar per i Mondiali di calcio, ha dato prova di essere temibile ma non ha raggiunto mai dimensioni pandemiche, e questo è un precedente del quale tenere conto e sul quale i ricercatori potrebbero concentrarsi per capire il livello del potenziale allarme”.
“Su un punto però dovremmo essere tutti d’accordo - conclude l’immunologo - mettere a frutto la lezione della pandemia da Covid-19 per non trovarci di nuovo in balia delle onde dinanzi ad un eventuale futuro cataclisma sanitario”.