Roma, 28 gennaio 2022 - Sono passati (quasi) due anni e sembra trascorso un secolo da quella notte del 29 gennaio 2020, quando il Covid è arrivato ufficialmente in Italia. La prima immagine è quella di una coppia di turisti cinesi, 67 anni lui 66 lei, in ambulanza, i volti terrorizzati, già con la maschera dell'ossigeno. Prima di allora il Covid, quello strano, sconosciuto e letale virus nato - si pensava - nel mercato del pesce di Wuhan, sembrava lontano e l'Europa fuori pericolo. Dopo giorni di falsi allarmi in varie città italiane, smentite dell'Istituto Superiore di Sanità, chiamato a processare i tamponi e costanti rassicurazioni: l'allarme in Italia non c'è, arriva la doccia fredda. Ma ancora l'Oms stenta a dichiarare l'emergenza globale. E intanto diventa chiaro a tutti che le immagini che da settimane rimbalzavano dalla Cina, con strade deserte, medici imbracati dentro tute come scafandri, sanificazioni a tappeto e mega ospedali costruiti a tempo di record, sono solo questione di tempo. Quello che quella fredda notte di fine gennaio ancora non si sapeva è che il virus circolava già da tempo nel nostro paese e sarebbe esploso di lì a poco con la scoperta del paziente zero a Codogno e dei primi casi in Veneto.
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Conte: "Il virus è in Italia"
L'Italia va a letto con la paura del virus quella notte del 29 gennaio 2020, quando in serata si diffonde la notizia: un pullman di turisti cinesi è stato bloccato in autostrada dalle forze dell'ordine, e riportato a Roma a sirene spiegate, direzione Spallanzani. Due di loro, marito e moglie, hanno accusato sintomi sospetti (soprattutto l'uomo, la donna si aggrava solo nei giorni successivi), e il tampone ha confermato il timore peggiore: è Sars-Cov-2. I due venivano proprio dalla provincia di Wuhan, erano sbarcati a Malpensa la settimana prima, avevano viaggiato da turisti su e giù per l'Italia. Sigillata e igienizzata la stanza all'Hotel Palatino, nel cuore di Roma, dove i due cinesi avevano soggiornato, scatta la psicosi. La coppia viene ricoverata allo Spallanzani, mentre miracolosamente i tamponi sui loro compagni di viaggio danno tutti esito negativo. Inizia tutto da qui. Quella sera stessa il premier Conte annuncia agli italiani che il virus è in Italia.
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Il primo bollettino Covid
Il giorno seguente viene dichiarato lo stato d'emergenza, e vengono bloccati i voli da e per la Cina. Ed esce il bollettino numero 1 dell'ospedale romano: le condizioni dei due sono soddisfacenti. Diventerà un rito quotidiano, letto in diretta intorno a mezzogiorno dai vertici dell'ospedale di fronte a una selva di telecamere: sono i primi e gli unici due casi Covid nel nostro Paese, ed è la prima volta che possiamo osservare praticamente in diretta il virus, capire se davvero e' "poco più di un'influenza", come troppi esperti nostrani si affannavano a dire, o se i lockdown di massa decisi in Cina significavano davvero che stavolta, a differenza delle varie Sars, Mers, aviaria, suina, il problema era drammaticamente serio.
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I due turisti cinesi salvati allo Spallanzani
Passano alcuni giorni di "condizioni stazionarie", poi il 4 febbraio la doccia fredda: le condizioni si sono aggravate. I due, recita il bollettino, "nelle ultime ore hanno avuto un aggravamento delle condizioni cliniche a causa di una insufficienza respiratoria". E' l'inizio di un calvario che dura settimane: tutti, in qualche modo, fanno il tifo per il mite ricercatore sessantenne e la moglie, che si erano regalati un viaggio in Italia. Si tentano le strade degli antivirali sperimentali, si passa all'intubazione, è l'iter tragico cui siamo ormai ampiamente abituati, e che solo un anno fa sembrava un incubo inaspettato, quasi un brutto film catastrofista divenuto non si sa come realtà. Poi il lento miglioramento, l'uscita dalla terapia intensiva e dalla sedazione, la ripresa. Bisognerà aspettare il 19 marzo per le dimissioni dallo Spallanzani, seguite da altre lunghe settimane di riabilitazione. I due cinesi ce l'hanno fatta, e lasciando lo Spallanzani hanno consegnato un messaggio di ringraziamento per gli italiani e per i medici che li hanno salvati. Domani l'ospedale romano ha organizzato un incontro con la stampa proprio per ricordare quei momenti, e per fare il punto sulla situazione attuale dell'epidemia.