REDAZIONE CRONACA

Due metri di distanza: ecco le nuove indicazioni anti-contagio

Le raccomandazioni di Ministero, Istituto Superiore Sanità, Aifa e Inail per contrastare le varianti del Sars-Cov2

Si raccomandano 2 metri di distanza

Nuove indicazioni sul distanziamento da tenere per evitare il contagio: deve essere di almeno due metri. Lo impone il dilagare delle varianti del virus Sars-CoV-2, specialmente quella inglese divenuta dominante con oltre il 50% dei casi di infezione a livello nazionale. Non è questa però l'unica raccomandazione contenuta in un nuovo rapporto stilati da Iss, Inail, Aifa e Ministero della Sanità: serve l'utilizzo di test multi-geni per identificare le mutazioni ed è opportuna la quarantena per i vaccinati, se '"contatto stretto" e a prescindere se con una o due dosi.

  1. Distanziamento fisico
  2. Contatti stretti
  3. I test
  4. vaccini

 

Distanziamento fisico

Per il distanziamento fisico, è l'indicazione del Rapporto 'Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazionè, un metro rimane la distanza minima da adottare ma sarebbe opportuno aumentarla «fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo». Inoltre, «non è indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sull'uso delle mascherine e sull'igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria una applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure».

Contatti stretti

Altra indicazione riguarda i contatti stretti. Si evidenzia infatti che anche chi è vaccinato contro Sars-CoV-2, dopo un'esposizione ad alto rischio con un caso Covid «deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione». Il vaccinato considerato 'contatto strettò deve osservare, purché sempre asintomatico, 10 giorni di quarantena dall'ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo al decimo giorno o 14 giorni dall'ultima esposizione. I contatti stretti di un caso di Covid-19, invece, possono essere vaccinati ma «dovrebbero terminare la quarantena di 10-14 giorni prima di potere essere sottoposti a vaccinazione».

I test

Quanto ai test diagnostici da effettuare, per garantire la diagnosi d'infezione sostenuta da varianti virali con mutazioni nella proteina Spike «i test diagnostici molecolari real-time PCR devono essere multi-target», ovvero capaci di rilevare più geni del virus e non solo il gene spike (S) che potrebbe dare risultati negativi in caso di variante.

Vaccini

Il documento conferma poi le indicazioni per la vaccinazione ai soggetti guariti. Le persone con pregressa infezione da Sars-CoV-2 confermata da test molecolare, indipendentemente se con Covid-19 sintomatico o meno, «dovrebbero essere vaccinate». «Possibile considerare la somministrazione di un'unica dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall'infezione e entro i 6 mesi dalla stessa». Fanno eccezione le persone con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, che, anche se con pregressa infezione da Sars-CoV-2, «devono essere vaccinate quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi». Anche i soggetti vaccinati, avverte inoltre il Rapporto, «seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da Sars-CoV-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita». Il rischio di reinfezione da Sars-CoV-2, si sottolinea, è stato valutato in uno studio multicentrico condotto su oltre 6.600 operatori sanitari nel Regno Unito. I risultati mostrano che «nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 la probabilità di reinfezione sintomatica o asintomatica è ridotta dell'83%». Inoltre, nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 «la durata dell'effetto protettivo dell'infezione precedente ha una mediana di 5 mesi».