CREMA (Cremona) - L’ultima camminata di Mauro Pamiro, la notte del 28 giugno 2020, avviene mentre la telecamera a circuito chiuso di una casa privata è accesa e puntata in posizione favorevole. Sono le 2.01. L’obiettivo immortala un ragazzo e una ragazza in bicicletta e un altro giovane in monopattino che procedono in senso contrario. Il professore, che poche ore dopo verrà trovato morto nel cantiere di via Don Mazzolari a poche centinaia di metri di lì, forse non li nota. Procede a fatica, un po’ zoppicante, fino in fondo alla strada. Dopo, nessuno lo vedrà mai più vivo. In questo documento di cui Il Giorno è venuto in possesso gli elementi utili alle indagini non sono finiti. Alle 2.05 viene inquadrata nello stesso senso di marcia di Pamiro una vettura utilitaria scura. Secondo il padre di Pamiro è una Citroen C3, è l’auto di Debora Stella, moglie del professore. Il cadavere era scalzo. Pamiro lo era anche mentre camminava in via Camporelle oppure portava i sandali? Interrogativi a cui un tecnico informatico dovrebbe rispondere, a fatica. Debora Stella, ripresa da altre telecamere lunedì 29 giugno, il giorno prima aveva portato o no i sandali del marito come ha dichiarato? Le immagini la riprendono con una bicicletta nera passare vicino al cimitero e al centro commerciale. La bici bianca, quella dove si troverà uno dei sandali dell’uomo, è ferma davanti al camposanto.
Parla l'avvocato dei genitori del professore
"Siamo in un momento delicato, anche se sono passati più di due anni. Ma riteniamo positiva la risposta delle istituzioni e dell’autorità giudiziaria. Certo andava fatto prima". Avvocato Cassazionista, legale di parte civile della famiglia di Chiara Poggi per l’omicidio di Garlasco e di quella della stilista milanese Carlotta Benusiglio, Gian Luigi Tizzoni nel giallo di Crema rappresenta i genitori di Mauro Pamiro insieme con il collega Antonino Andronico.
Adesso è tardi?
"Non è mai tardi. Pensiamo a come è stata importante, nella vicenda di Garlasco, la bicicletta da donna in uso alla famiglia di Alberto Stasi, che è stata portata in aula sette anni dopo il delitto. Certo il decorrere del tempo non gioca a favore. Ma non è tardi. Non è mai tardi. Bisogna crederci fino alla fine".
Da parte dei genitori e di voi legali c’è l’assoluta convinzione che Pamiro non sia morto nel cantiere dove è stato trovato.
"Per noi è un punto assolutamente fermo. Abbiamo la totale convinzione che la morte di Mauro non possa essere attribuita a un suicidio avvenuto nel cantiere. Sicuramente non è morto lì. Non esiste nessuna compatibilità, né per la dinamica, né dal punto di vista autoptico. È impensabile una caduta di faccia, con una specie di rimbalzo, che abbia provocato la frattura della colonna vertebrale. Pamiro cade di viso, si procura quella lesione, una specie di foro, molto visibile sulla fronte. E si frantuma la schiena solo rigirandosi o rimbalzando? Avrei capito di più il contrario".
Franco Pamiro, il padre di Mauro, riferendosi alla casa dove il figlio viveva con Debora Stella, la moglie, ha detto: "Se è successo qualcosa è successo qui".
"Il nostro ragionamento si sviluppa a tutto tondo, a 360 gradi. L’ipotesi di un litigio avvenuto in casa rimane centrale".
I vostri consulenti hanno rilevato una imbrattatura di sangue sul capo del cadavere.
"Potrebbe essere ricondotta alle prime dichiarazioni della donna di avere colpito il marito alla testa con un ceppo (poi ritrattate e non accolte dalla Procura che puntava sul suicidio, ndr). Suggestivo che abbia fatto queste dichiarazioni e parlato del ceppo senza avere visto il corpo del marito. La lesione nella parte superiore della testa e quella alla fronte non sono compatibili con un’unica caduta, un unico momento. Anche su questo punto rimaniamo perplessi. E ci chiediamo: come si conciliano queste due lesioni con quella mortale alla schiena?".
Come finirà?
"Da parte nostra continueremo a impegnarci al massimo. È positiva l’attenzione della vicenda, è positiva l’attività dei consulenti. Cercheremo di mettere insieme tutti gli elementi e di comporre il quadro. Il quadro che ci viene presentato oggi non ci convince per niente".
(Ha collaborato Pier Giorgio Ruggeri)