Senza un cambio di passo per abbattere l’emissione di composti climalteranti, la probabilità di avere eventi pluviometrici di intensità senza precedenti potrebbe aumentare fino a più del 100% entro la fine del XXI secolo. A dirlo è la ricerca congiunta dell’Università degli Studi di Brescia, dell’Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (Ictp) di Trieste e dell’Università Statale di Milano, che è stata pubblicata sull’autorevole rivista ‘International Journal of Climatology’. Lo studio è stato condotto da Filippo Giorgi e James M. Ciarlo (Ictp), in collaborazione con la tesista magistrale Lara Belleri e Roberto Ranzi (Università degli Studi di Brescia) e con Maurizio Maugeri (Università Statale di Milano). I ricercatori hanno dimostrato il possibile incremento della frequenza e dell’intensità degli eventi precipitativi estremi a causa del riscaldamento globale nel recente passato e nel prossimo futuro.
“I risultati delle analisi effettuate dal team – osserva Ranzi, Ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia – mostrano come l’aumento delle precipitazioni giornaliere estreme sia già osservabile, mediamente, sul globo pur con significatività statistica che varia da luogo a luogo”.
In particolare, la ricerca prevede l’applicazione di un nuovo metodo di analisi dei dati pluviometrici, che consente di valutare se la frequenza dei record giornalieri di precipitazione durante un certo periodo dell’anno sia significativamente diversa da quella che si osserverebbe se la serie fosse stazionaria, cioè con statistiche costanti nel tempo. In sostanza, si è riscontrato che nella maggior parte delle aree del globo negli ultimi decenni c’è una tendenza all’incremento della frequenza dei record di intensità della pioggia con il tempo, e quindi di eventi piovosi estremi, in particolare sulla regione Europea.
Per gli scenari futuri, i risultati indicano una forte tendenza all’aumento dei record di intensità della pioggia nello scenario “business as usual“, mentre questa tendenza è molto ridotta nello scenario dell’accordo di Parigi. I risultati hanno dimostrato che, se saremo capaci di contenere le emissioni dei composti climalteranti rispettando quanto previsto dagli attuali accordi internazionali, l’accentuazione dei record pluviometrici sarà contenuta e affrontabile con adeguate misure di adattamento.
In caso contrario, alla fine del XXI secolo, in molte aree del globo, la probabilità di avere eventi pluviometrici di intensità senza precedenti rispetto al passato potrebbe aumentare fino a più del 100%, con gravi implicazioni per diversi settori socioeconomici. Ciò significa, ad esempio, che eventi estremi, come i nubifragi e i temporali che hanno funestato anche la Lombardia quest’anno, potrebbero raddoppiare.
“I risultati di questa ricerca – commenta Maugeri – mettono in evidenza chiaramente come l’evoluzione futura della frequenza con la quale si presenteranno precipitazioni eccezionali dipenderà fortemente dalle misure che verranno adottate a livello planetario per contenere la crescita delle concentrazioni atmosferiche di composti climalteranti”.
Secondo gli indicatori riportati nella dashboard di PoliS-Lombardia per monitorare la strategia regionale adottata per lo sviluppo sostenibile, nel 2020 c’è stato un calo complessivo di emissioni climalteranti da Protocollo Compacts of States and Regions, rispetto al 2019, trainato dalla riduzione dei settori di industria e trasporti (per il lockdown imposto a più riprese durante il Covid), mentre sono parallelamente aumentate quelle che hanno caratterizzato i settori del civile ed agricoltura. Finita l’emergenza pandemica e con il ritorno alla piena mobilità i risultati sono tornati sul livelli simili al 2019.