ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Crisi climatica, Lombardia flagellata da due mesi di maltempo: 33 allerte meteo in 53 giorni

Nubifragi, esondazioni, grandinate e trombe d’aria: l’impennata di fenomeni meteorologici estremi è senza precedenti. Gli esperti: “Effetto tangibile del riscaldamento globale”

A sinistra, l'esondazione che a maggio ha colpito Gessate e Bellinzago, nel Milanse. A destra, la tromba d'aria che a giugno ha divelto i tetti di Vertova, in Val Seriana

A sinistra, l'esondazione che a maggio ha colpito Gessate e Bellinzago, nel Milanse. A destra, la tromba d'aria che a giugno ha divelto i tetti di Vertova, in Val Seriana

Gli effetti più tangibili della crisi climatica si manifestano nell’aumento dei fenomeni meteorologici estremi, che negli ultimi due anni sono raddoppiati in Italia. Tra tutte le regioni, la Lombardia è quella più colpita: dei 378 fenomeni estremi registrati nel 2023 da Legambiente sul territorio nazionale, 62 sono avvenuti nella regione. E il 2024 non è da meno, è sufficiente guardare a maggio e giugno: negli ultimi 53 giorni, la Protezione civile lombarda ha dovuto diramare 33 giorni di allerta meteo.

Nubifragi, esondazioni, forti grandinate, trombe d’aria, tempeste di neve: il maltempo flagella le province della Lombardia quasi ininterrottamente da due mesi. In particolare, il Centro di monitoraggio dei rischi naturali della regione ha emesso 22 allerte gialle, 10 arancione e una rossa, il 20 maggio, sia per rischio temporali che per rischio idrogeologico. Proprio in questi giorni, un fronte temporalesco ha devastato la Val Seriana, in provincia di Bergamo, causando trombe d’aria e nubifragi.

Devastazioni di maggio e giugno

Tra le maggiori devastazioni registrate in Lombardia negli ultimi due mesi spicca soprattutto l’alluvione che a metà maggio ha colpito vastissime zone della città metropolitana di Milano, tra cui il quartiere Ponte Lambro e i comuni di Bellinzago Lombardo e Gessate. A fine maggio, numerose bombe d’acqua e smottamenti hanno interessato tutta la regione, provocando diverse frane nelle provincie di Lecco, Varese e Sondrio. Sempre a maggio, esondazioni, trombe d’aria e grandinate hanno devastato vaste zone agricole delle province di Lodi, Brescia, Bergamo e Mantova, rovindo i raccolti e provocanto ingenti danni economici. 

Anche a inizio giugno il maltempo e le abbondanti piogge hanno impattato diffusamente in tutta la regione. In ultimo, una violenta tempesta ha scoperchiato decine di tetti in Val Seriana, facendo crollare alberi e piante. Il nocciolo della questione – su cui premono esperti e scienziati – è che nonostante questi eventi siano sempre avvenuti, non è mai successo con la frequenza e l’intensità registrata negli ultimi anni.

Il ruolo della crisi climatica

L’impennata di questi fenomeni è il diretto risultato della crisi climatica legata al riscaldamento globale, causato a sua volta dall’immissione nell’atmosfera di gas climalteranti prodotti dalle attività umana (primo fra tutti l’anidride carbonica). L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) – che riunisce i maggiori scienziati ed esperti mondiali sotto l’egida delle Nazioni Unite – ha avvertito che nei prossimi anni è previsto un aumento degli eventi meteorologici estremi, soprattutto nell’area del Mediterranea, una delle più fragili del pianeta. 

 

In Italia, le temperature degli ultimi 60 anni hanno mostrato una crescita costante. Il 2023 è stato dichiarato l’anno più caldo della storia, con un picco di temperatura di 1,05 gradi Celsius superiore alla media storia. Il caldo registrato nell’area mediterranea, tra l’altro, è maggiore rispetto a quello registrato a livello globale. In altre parole, se nel mondo la temperatura sta aumentando, in Italia questo processo è ancora più veloce.

“Le forti precipitazioni – scrive l’Ipcc – diventeranno generalmente più frequenti e più intense con un ulteriore riscaldamento globale. Con un riscaldamento globale di 4 gradi rispetto al periodo preindustriale, eventi di forti precipitazioni molto rari (ad esempio, con una frequenza di un evento ogni 10 o più anni) diventerebbero più frequenti e più intensi che nel recente passato”