S.T.
Cronaca

Il marito di Cristina Conforti: "Come può valere così poco una vita umana?"

La 53enne di Cinisello è stata investita sulle strisce pedonali da un autista Atm intento a messaggiare in una chat a luci rosse. Amareggiato Franco Carpentieri: l’imputato così se la cava con poco e niente

Cristina Conforti, la 53enne di Cinisello Balsamo investita e uccisa sulle strisce pedonal

Monza - «La sentenza mi ha lasciato amareggiato e senza parole. È chiaro che Cristina non ce la riporterà indietro nessuno, ma non è una pena che le rende giustizia. Come può valere così poco una vita umana?". È il commento di Franco Carpentieri, il marito di Cristina Conforti, la 53enne di Cinisello Balsamo investita sulle strisce pedonali da un autista del bus Atm intento a messaggiare in una chat a luci rosse. "L’imputato se la cava con poco e niente – continua Carpentieri, che ha voluto essere presente ieri nella stanza del giudice che ha avallato il patteggiamento concordato tra pubblica accusa e difesa – Anzi, è libero di uscire di casa come se non avesse fatto nulla. Invece ha causato la morte di una persona e ha distrutto una famiglia, la mia. Non siamo per niente soddisfatti di come funziona la giustizia. Ammazzi una persona e hai quasi la certezza di cavartela con poco. Togliere la vita a qualcuno è una delle cose più gravi che si possa commettere".

Secondo quanto ricostruito nella minuziosa perizia disposta dalla pm della Procura di Monza Michela Versini l’autista, prima dell’incidente, ha chattato a lungo con una prima persona alla quale ha chiesto delle prestazioni sessuali, scambiandosi anche foto e video girati nel corso di un precedente incontro, per poi passare, nei minuti appena antecedenti l’incidente, a un’altra chat con ulteriore richiesta di prestazioni sessuali a un’altra persona. Proprio in quei momenti, Cristina Conforti, che attraversava sulle strisce pedonali, si vede piombare improvvisamente addosso il mezzo pubblico che non le lascia scampo. "L’amarezza che rimane – conclude il marito – è dovuta soprattutto al modo in cui è avvenuto l’incidente. Parliamo di un professionista, non di un privato cittadino che si muove da un posto all’altro e che, in un certo senso, ha meno responsabilità. Lui era pagato per spostarsi con il bus ed era quindi soggetto a regole e a un comportamento etico diverso rispetto agli altri automobilisti. Questo non è accaduto. Anzi. Stando a quanto emerso dalla perizia, pare che fosse abitualmente collegato a queste chat durante le ore di lavoro. È come se giocasse alla roulette russa. Questo ci ha lasciato l’amaro in bocca. Fosse stato un incidente causato da un colpo di sonno o da un abbagliamento potevamo forse farcene una ragione. Ma in questo caso no".