Sono stati condannati a 13 anni di reclusione, dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati di omicidio preterintenzionale per il pestaggio subito da Stefano Cucchi. I due militari dell’Arma, in primo grado, erano stati condannati a 12 anni di carcere. Inoltre, il carabiniere Roberto Mandolini (comandante della stazione Appia dove venne portato Cucchi dopo il pestaggio) ha avuto un lieve sconto di pena passando da 4 anni e mezzo a 4 anni; mentre Francesco Tedesco ( il militare che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sul pestaggio avvenuto nella caserma Casilina ) ha visto confermata la condanna a 2 anni e 6 mesi per la compilazione del falso verbale di arresto del 31enne romano.
Tedesco e‘ considerato il supertestimone di questa vicenda. La corte d‘assise lo aveva valutato come ‘credibile‘. “La narrazione“ del militare dell‘Arma sulle fasi immediatamente successive all‘arresto di Cucchi era stata riscontrata da numerosi elementi. Tedesco, stando alle motivazioni della sentenza del primo grado, non solo era intervenuto per “cessare l‘azione violenta“, impedendo ai colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D‘Alessandro di continuare il pestaggio, ma aveva “spiegato in modo comprensibile e ragionevole il suo pregresso silenzio, sottolineando il ‘muro‘ che aveva avuto la certezza gli si fosse parato dinnanzi costituito dalle iniziative dei suoi superiori, dirette a non far emergere l‘azione violenta perpetrata ai danni di Cucchi, e a non perseguire la volonta‘ di verificare che cosa fosse realmente accaduto“, la sera dell‘arresto. Stefano Cucchi mori‘ sei giorni dopo all‘ospedale Sandro Pertini.
Immediata la reazione della sorella della vittima: «Il mio pensiero va a Stefano e ai miei genitori che oggi non sono qui in aula. È il caro prezzo che hanno pagato in questi anni», ha detto Ilaria Cucchi commentando la sentenza. «Questa sentenza riformata e’ un momento storico e per me di estrema emozione. Non avrei mai creduto di arrivare fin qui. Devo ringraziare tante persone, a partire dall’avvocato Fabio Anselmo e la Procura di Roma nelle persone dell’ex procuratore Giuseppe Pignatone, dell’attuale procuratore Michele Prestipino e del sostituto Giovanni Musaro’».
«La mamma di Stefano, la signora Rita Calore, ha pianto non appena ha saputo della sentenza. L’ho sentita la telefono. E’ un momento di grande commozione. Dopo 12 anni la lotta non è ancora finita. Siamo comunque pienamente sodddisfatti della decisione di oggi della corte d’appello», ha aggiunto l’avvocato Stefano Maccioni, parte civile nel processo, e legale dei genitori di Stefano Cucchi.