Cusano Milanino (Milano), 21 Giugno 2023 - "Quando avevo 12 anni mio padre ha tentato un approccio sessuale con me dandomi la buonanotte, ma in tanti anni non l'ha mai ammesso e la sera dell'omicidio ne abbiamo ancora discusso e lui ha di nuovo banalizzato. Ma quando mi si è avvicinato per mimare il gesto per spiegarmi che avevo frainteso mi è calato il buio davanti e non ho capito più nulla. Quando mi sono risvegliato in una pozza di sangue mi sembrava di essere in un film dell'orrore e ho deciso di nascondere tutto perchè non mi capacitavo di quello che avevo fatto”.
Così Lorenzo D'Errico, 38 anni, ha ricostruito l'omicidio del padre Carmine, 65 anni, il pensionato vedovo e malato di un cancro incurabile che lui ha ucciso a martellate nel dicembre 2021 nella loro casa a Cusano Milanino e poi ne ha bruciato il cadavere in un capannone dismesso di Cerro Maggiore.
Lo ha fatto sottoponendosi all’interrogatorio durante al processo davanti alla Corte di Assise di Monza che lo vede imputato di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere. L'imputato, ancora detenuto in carcere, ha raccontato del rapporto teso col genitore che ha spezzato l’equilibrio già precario della convivenza familiare e sostiene di avere ucciso durante un raptus di follia.
Ma il 38enne è stato sottoposto a una perizia psichiatrica in incidente probatorio che ha concluso per una "personalità irrisolta" anche a causa di un'infanzia difficile, ma nessun vizio di mente che possa avere inciso sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti. A ottobre la discussione del processo.