“Le parole fanno più male delle botte”. Scriveva così nella sua lettera d’addio Carolina Picchio, una ragazza di 14 anni che non è riuscita a sopportare le offese subite in rete, quei video diffusi per ripicca che hanno devastato la sua intimità. Non ha retto e il 5 gennaio 2013 si è lanciata dalla finestra della sua casa di Novara. All’epoca nessuno parlava di cyberbullismo, “ma i ragazzi con quei telefonini e quei computer si stavano già massacrando”, racconta Paolo Picchio, il padre di Carolina che con le lacrime agli occhi ricorda quella tragedia e rinnova ogni giorno il suo impegno per spiegare quanto, davvero, le parole possano fare più male delle botte. “Ho sentito l’esigenza di incontrare i ragazzi nelle scuole, negli oratori, nei centri sportivi: quando parlo della storia di Carolina cala il silenzio, li vedo riflettere. Poi le domande, tante, e sempre toccanti”. Con “Fondazione Carolina” papà Paolo ha incontrato più di 120 mila ragazzi negli ultimi tre anni, insieme ad esperti ha formato decine di migliaia di insegnanti, educatori, genitori: “Manca l’empatia e l’attenzione che bisognerebbe avere con i figli, mancano gli abbracci, manca quella fisicità di cui i ragazzi hanno bisogno”, spiega papà Paolo. Il tema del cyberbullismo diventa quindi centrale in una società, com’è quella di oggi, dove la rete gioca un ruolo determinante, e non solo per i più giovani: “Toglierei il cellulare a certi cinquantenni”, dice con un amaro sorriso Paolo Picchio. Ed in effetti proprio la figura dell’adulto è fondamentale nella formazione dei più piccoli, ci vogliono regole precise, ci vuole l’esempio ma soprattutto grande attenzione e coinvolgimento. Il cyberbullismo, allora, lo abbiamo fatto raccontare ai massimi esperti del settore: Ivano Zoppi, segretario generale di “Fondazione Carolina, nella prima puntata di questo reportage ne delinea limiti, confini e caratteristiche; Anna Livia Pennetta, l’avvocato della famiglia Picchio che ha seguito il processo per la morte di Carolina, nella seconda puntata spiega i risvolti civili e penali, le conseguenze a cui vanno incontro i cyberbulli ma anche i loro genitori, e gli strumenti che la vittima ha in mano per difendersi; nella terza puntata, infine, parla Paolo Picchio, il papà di Carolina, che in una toccante intervista, ricca di passaggi inediti, ci racconta quella immane tragedia e la forza che tutti i giorni continua ad avere dentro perché davvero possa essere chiaro a tutti che “le parole fanno più male delle botte”.
CronacaIl cyberbullismo che uccide: quando le parole fanno più male delle botte