Dopo il pandoro-gate, che sta facendo tremare l’impero dell’imprenditrice digitale Chiara Ferragni, abbandonata da 226mila follower in un mese e da diversi brand dopo le indagini della Procura di Milano per truffa aggravata in relazione alla vendita del pandoro Balocco, sembra che anche la figura dell’influencer sia destinata a essere rivista, con l'Agcom che si porta avanti e detta nuove regole per una maggiore trasparenza. Intanto, come reazione diretta e contrapposta, emergono i deinfluencer. Il fenomeno dei deinfluencer non è nuovo al mondo dei social ma è emerso come trend circa un anno fa.
Chi sono i deinfluencer e cosa fanno
Invece di cavalcare i trend, i deinfluencer sfidano le tendenze del momento per promuovere un consumo più sostenibile ed etico. Si tratta di una categoria di creatori di contenuti digitali che sta prendendo piede in risposta ai più conosciuti influencer e che, invece di sponsorizzare prodotti, li critica e si interroga sull'impatto che possono generare sui comportamenti d'acquisto dei consumatori. Uno dei più noti, Derek Guy, sembra incarnare a tutti gli effetti il fenomeno dei deinfluencer, conseguenza della cultura degli influencer che sui social dicono ai loro follower cosa non comprare, rifiutano le tendenze del momento e il consumismo sfrenato o le leggi imposte dal marketing di massa. Spesso iniziano infatti i loro post e reel con la domanda con “Ne vale davvero la pena?”
Guy, il ragazzo dell’abbigliamento
Derek Guy, noto anche come "il ragazzo dell'abbigliamento maschile" su X, scrittore e commentatore canadese di moda, ha spiegato in una serie di 27 post la differenza tra un maglione di cashmere che costa 50 dollari e uno che potrebbe costare fino a 5.000. Guy sottolinea ovviamente, che esistono grandi differenze in termini di qualità (morbidezza, elasticità, lunghezza del filato, longevità) tra i due capi, ma ne analizza gli impatti sull'ambiente e sul benessere degli animali comparandoli con il fast fashion.
Tanner, l’artigiano che smonta borse da migliaia di euro
C’è poi Tanner Leatherstein, diventato virale su Instagram e TikTok usando le sue doti di artigiano e la sua conoscenza dei pellami per smontare borsette da migliaia di euro dichiarandone alla fine il reale valore. Nei video che pubblica usa taglierini, solventi, forbici e lime per distruggere e sezionare ogni singolo componente degli oggetti in questione, chiedendo ai consumatori se il prodotto vale davvero la cifra richiesta dal brand di lusso in oggetto.
Andrea, l’esperto che insegna a leggere le etichette
Anche Andrea Cheong, deinfluencer con oltre 390.000 follower su Instagram e TikTok mostra nei negozi come leggere le etichette di cuciture, fodere e materiali. Anche lo stesso Guy, tenta sui social di scoraggiare il consumismo sconsiderato.